L'altra Heimat - Cronaca di un sogno - Recensione



Uno dei 10 film più belli della scorsa stagione. Siamo in Prussia nel 1843, nella regione rurale dell’Hunsrück, oggi in Germania. I contadini, dalla metà del XIX secolo iniziano un’emigrazione di massa. Questo fenomeno non è generato solo da fame e miseria sociale, ma anche da un nuovo modo di pensare. Questa presa di coscienza trae origine dall’istruzione obbligatoria, imposta dal 1815, che permise alle nuove generazioni di accedere alla cultura, e di maturare una nuova idea: chiunque ha diritto a essere felice. La lettura ha quindi stimolato conoscenza e immaginazione, e la volontà di costruire altrove il proprio futuro. Il film racconta le vicende della famiglia Simon attraverso gli occhi del figlio più giovane: Jakob. Questa relazione tra storia individuale e grande Storia dona alla pellicola un respiro epico e cambia la percezione temporale nel pubblico. Come recita il sottotitolo trattasi di cronaca, e perciò racconta di un tempo che scorre e non di uno che termina. Il regista ultraottantenne Edgar Reitz ama i suoi personaggi, e li ‘”veste” di un’ambivalenza che anima l’avventura del racconto. La regia non sviluppa mai una drammaturgia lineare, e i protagonisti non portano avanti una drammatizzazione degli eventi.  

Anche quando il dramma si palesa viene spogliato di ogni tragicità tipica del cinema commerciale, questo perché l’autore vuole cercare una sua verità cinematografica che lo aiuti a capire la vita reale. Scelte autoriali che frustreranno le aspettative di un buon numero di spettatori, ma che confermano una coerenza di stile. Questa ferma fede artistica viene espressa, anche verbalmente, con la frase pronunciata dal protagonista “Gli indiani non lo fanno”, espressa proprio nel bel mezzo di una scena d’amore altrimenti scontata. Il film è girato in un meraviglioso Cinemascope, che valorizza lo spazio, grazie a una fotografia in bianco e nero di una nitidezza straordinaria, che conferisce all’immagine una profondità quasi tridimensionale. Evidenzio inoltre alcune trovate formali, come le occasionali impressioni di colore su di un solo elemento in scena, che ovviamente assume valore simbolico. Un’opera dedicata a tutti coloro che inseguono i propri sogni, che non a caso proprio nelle scene all’aperto, fa spesso uso di una gru camera che eleva il racconto filmico, proprio come in una visione onirica. VOTO 9 TRAILER

P.S. 1: “L’altra Heimat” è il prequel ambientato nell’800 di una saga familiare che fa parte di un grande progetto che racconta la storia del Novecento tedesco, e che comprende altre tre opere: Heimat (1984), Heimat 2 - Cronaca di una giovinezza (1992) e Heimat 3 - Cronaca di una svolta epocale (2004), più un Prologo (1981) e un Epilogo (2006).

P.S. 2: Quasi tutte le scene sono girate con luce naturale, la moderna tecnologia di ripresa, permette d’illuminare un interno anche con una sola candela. Il regista, in un’intervista ha spiegato che non c’è più bisogno di migliaia di candele come accadeva in “Barry Lyndon” di Stanley Kubrick.



Scheda tecnica


titolo originale
Die andere Heimat – Chronik einer Sehnsucht
genere
Drammatico, storico
anno
2013
nazionalità
Germania
cast
Jan Dieter Schneider, Marita Breuer, Maximilian Scheidt
regia
Edgar Reitz
durata
230'
sceneggiatura
Edgar Reitz, Peter F. Steinbach

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