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Visualizzazione dei post da 2013

Philomena - Recensione

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Film tratto da una storia vera. Philomena Lee (Judi Dench) è un ex infermiera irlandese in pensione, ma negli anni Cinquanta fu una ragazza madre rinchiusa in un istituto di suore, che vendettero il suo bambino a una ricca coppia americana. 50 anni dopo, l'ex giornalista politico Martin Sixsmith (Steve Coogan), aiuta l'anziana signora Lee nella ricerca del figlio perduto. I duetti/confronti tra il cinico cronista e la stoica lady, un po' naif, valgono da soli il prezzo del biglietto.

Lo Hobbit - La desolazione di Smaug

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Bilbo Baggins (Martin Freeman) e il mago Gandalf (Ian McKellen), in compagnia di 13 nani, continuano il loro viaggio verso la Montagna Solitaria, ora abitata dal terribile drago Smaug. Diluire 150 pagine in quasi 3 ore porta inevitabilmente a qualche lungaggine, confermando il principale difetto di una trilogia “forzata”, i cui eventi richiedevano massimo 2 pellicole. In questo secondo capitolo è più evidente la volontà di allungare il brodo con sequenze poco funzionali, se non superficiali, e blandi personaggi inediti. A farne le spese la compattezza narrativa e il tono, che tradisce lo spirito del libro originale, molto più leggero e ironico.

Frozen - Il Regno di Ghiaccio

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Storia ispirata a “La regina delle nevi” di Hans Christian Andersen: le principesse Elsa e Anna vivono nel regno di Arendelle, ma la prima ha un potere segreto, trasforma in ghiaccio tutto ciò che tocca. Al compimento dei 21 anni diventa regina, ma tener nascosto il suo “dono” sarà difficile. Riuscirà grazie all'aiuto della sorella, del montanaro Kristoff e dell'ingenuo pupazzo di neve Olaf, a riconquistare il suo popolo? Immancabile come il panettone, anche questo Natale arriva il classico Disney. Il film è preceduto da un brioso cortometraggio, sospeso tra passato e futuro, che sembra incoraggiare un'evoluzione stilistica.

Dietro i candelabri - Recensione

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Il film racconta la vita pubblica e privata, dal 1977 al 1986, di Walter Liberace (Michael Douglas) pianista showman, e omosessuale mai dichiarato, che s'innamora dell'aspirante veterinario Scott Thorson (Matt Damon). Accolto in una villa dallo s tile kitsch imperiale, Scott imparerà a sue spese, le conseguenze di una vita di eccessi. La pellicola è stata rifiutata da tutte le major di Hollywood, perché considerata “troppo gay” (e non a torto...) e poi prodotta dal canale televisivo HBO. Complimenti quindi al coraggio di regista e interpreti per aver creduto in un progetto così estremo, ma purtroppo, dispiace dire che il risultato non è all'altezza di tanta caparbietà.

Blue Jasmine - Recensione

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Jasmine (Cate Blanchett), elegante e snob, vive a New York nel lusso più sfrenato, ma il ricco marito Hal (Alec Baldwin), finanziere senza scrupoli, viene arrestato per frode, e lei si trova senza un soldo. Si trasferisce così a San Francisco dalla sorella povera Ginger (Sally Hawkins), ma tra Xanax, fidanzati scemi e bambini pestiferi, riuscirà a rifarsi una vita? Dopo la pessima parentesi romana ( qui recensione ) , Woody Allen torna in America e alla sua tragi-commedia dall'umorismo pungente, qui meno vivace del solito, a favore di una mesta amarezza.

Hunger Games: La ragazza di fuoco - Recensione

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Dopo il successo d’incassi (in U.S.A.) del primo capitolo ( qui recensione ), Jennifer Lawrence ritorna nei panni di Katniss Everdeen. Qui la ritroviamo dopo la vittoria dei precedenti “giochi”, a convivere con la valenza politica del suo trionfo e a dividere il suo cuore tra Peeta (Josh Hutcherson) e Gale (Liam Hemsworth). Riuscirà il tiranno Snow (Donald Sutherland) a usarla per sedare le rivolte o dovrà optare per un’altra (risolutiva) soluzione? Raddoppiato il budget, questa nuova puntata risulta più spettacolare e (per fortuna) meno violenta.

Il passato - Recensione

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A due anni dai trionfi di “Una separazione” ( qui recensione ), suo capolavoro, il regista iraniano Asghar Farhadi torna con questo film, che per tematiche e struttura narrativa, sembra un ideale seguito del precedente. Ahmad (Ali Mosaffa), arriva a Parigi dall’Iran, per firmare il divorzio all’ex moglie Marie (Bérénice Bejo), che vive con due figlie avute da un altro matrimonio, e col nuovo compagno Samir (Tahar Rahim) e il suo bambino. Un microcosmo carico di tensioni emotive, al cui centro c’è Lucie, figlia maggiore, che forse nasconde un segreto… Farhadi conferma la cifra stilista del suo cinema, costruito su una messa in scena precisa e rigorosa, in cui i sentimenti trovano il loro climax nei conflitti relazionali, non solo familiari.

Thor: The Dark World - Recensione

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Dopo il trascurabile (se non per ragioni di continuity) primo capitolo, tornano il nerboruto Dio del Tuono, e il suo potente martello. In quest’avventura, Thor (Chris Hemsworth) dovrà vedersela con Malekith (Christopher Eccleston), re degli Elfi Oscuri, che vuole impadronirsi di una misteriosa forza: l'Aether (leggi iter). L’allineamento tra i mondi, Terra compresa, gli farà ritrovare l’amata scienziata Jane Foster (Natalie Portman), e scatenerà una serie di eventi che lo costringeranno ad allearsi col subdolo fratello Loki (Tom Hiddleston).

Venere in pelliccia - Recensione

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Film tratto dalla piéce di David Ives, che a sua volta trae origine dall’omonimo romanzo erotico del 1870 scritto da Leopold von Sacher-Masoch, nome da cui nacque il sostantivo masochismo…Storia: Thomas (Mathieu Amalric) autore teatrale, dopo una giornata infruttuosa di casting, si vede “costretto” a vagliare il provino di Vanda (Emmanuelle Seigner), donna all’apparenza sciocca e volgare, ma che in realtà possiede tutte le qualità per interpretare la protagonista. Come nel precedente “ Carnage ” ( qui recensione ), Roman Polanski , causa i noti motivi giudiziari, ripiega su un cinema d’interno, con l’azione rinchiusa in un unico spazio, prima la casa ora un teatro. Se da un lato, questa scelta obbligata, limita i virtuosismi di regia, dall’altro lo stimola ad affinare gli altri strumenti della settima arte.

L’uomo con la macchina da presa - Capolavoro

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Film muto del 1929, diretto dal regista sovietico Dziga Vertov . In sintesi, il “racconto” inizia in un cinema in cui gli spettatori si stanno per accomodare, da quel momento, un operatore gira con la sua camera per la città di Mosca riprendendo il popolo nelle quotidiane attività, sarà il pretesto per dimostrare l’unicità del linguaggio cinematografico, definendone la sua arte, attraverso il potere delle immagini. Si tratta di un’opera che già nei titoli di testa dichiara la sua natura sperimentale, avvisando gli spettatori che “questo film non ha cartelli, attori, scenografia e sceneggiatura”.

Prisoners - Recensione

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Pennsylvania. Giorno del Ringraziamento. Due bambine di sette anni, Anna e Joy, spariscono nel nulla; le rispettive famiglie, disperate, fanno di tutto per trovarle, ma all'arrabbiato papà Keller (Hugh Jackman) la situazione sfugge di mano...riuscirà l'agente di polizia Loki (Jake Gyllenhaal) a risolvere il caso? Cast all-star per l'esordio americano del regista franco-canadese Denis Villenueve (assolutamente da recuperare il suo bellissimo “La donna che canta”, qui recensione ), che conferma la sua maestria nel rigore formale e drammaturgico della messa in scena e nell'uso dei simbolismi.

Before Midnight - Recensione

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Nel 1995 uscì un piccolo film, "Prima dell'alba", diretto da Richard Linklater, con protagonisti Ethan Hawke e Julie Delpy. La storia parlava di Jesse, un turista americano e Céline, una studentessa francese, che in un treno da Budapest a Parigi si conoscono, e forse s’innamorano. La pellicola diviene un cult che genera un seguito: “Prima del tramonto” (2004). Dopo quasi vent’anni (veri), siamo quindi oggi al terzo capitolo (ultimo? Forse), e gli allora ventenni, poi trentenni, hanno superato gli anta, e si ritrovano con due figlie gemelle, in vacanza nel sud della Grecia, a fare i conti con lo spettro di una crisi di coppia. Il peso della routine familiare sembra voler prendere il sopravvento sui loro desideri e ambizioni, e qualche certezza traballa: l’amore sopravvivrà?

Captain Phillips - Attacco in mare aperto - Recensione

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Film tratto da una storia vera del 2009, in cui il protagonista, capitano di una nave mercantile americana, subisce l'assalto di una banda di pirati somali, in acque internazionali. Sarà necessario l'intervento delle truppe U.S.A., per evitare il peggio. Drama-thriller di pregiata fattura, che a parte qualche dialogo deboluccio, ha anche il merito di farci ritrovare un bravo Tom Hanks, in una performance recitativa, e fisica, intensa e da ricordare. Il regista britannico Paul Greengrass si conferma una certezza per il genere, la sua regia tesa e asciutta costruisce 2 ore avvincenti, al cardiopalma, dal buon impatto visivo, in un costante crescendo di tensione.

La vita di Adele - Recensione

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Adele (Adele Exarchoupolos) è un'adolescente che con le prime pulsioni sessuali scopre l'attrazione per le donne. In un bar gay conosce Emma (Léa Seydoux), con la quale nascerà una storia d'amore e passione, travolgente, che accompagnerà Adele fino all'età adulta. Un'opera senza filtri e compromessi, che cattura la realtà in tutte le sue imperfezioni e ne ruba i preziosi attimi attraverso la misteriosa fragilità del volto umano, contenitore primario di emozioni. Incredibile e innovativa la regia, una camera a mano che si auto-annulla con inquadrature strettissime per inseguire il tempo che passa e la fame di vita di Adele.

Fino all'ultimo respiro - Capolavoro

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Michel Poiccard (Jean Paul Belmondo), un giovane sbandato, ruba un’automobile per recarsi in Italia, ma un sorpasso azzardato lo fa inseguire dalla polizia. Uccide uno degli agenti e scappa a Parigi, in cerca di soldi e di Patricia (Jean Seberg), ragazza americana di cui è invaghito, ma la polizia lo stanerà… Film del 1960 diretto da Jean-Luc Godard e scritto da François Truffaut , zeppo di citazioni cinefile che omaggiano i classici noir americani e i sui protagonisti (Humphrey Bogart su tutti). Manifesto assoluto della Nouvelle Vague, contribuì non poco alla costruzione di linguaggio ed estetica del cinema anni ’60 (e non solo…), violando di proposito le regole visive di quello classico . Armato di una vivace macchina a spalla e luce naturale, Godard crea un percorso di “immagini discontinue” attraverso improvvisi salti di montaggio che frantumano la messa in scena dandole un valore narrativo.

Viaggio a Tokyo - Capolavoro

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Film giapponese in b\n del 1953 diretto dal maestro Yasujirō Ozu . Shūkichi e Tomi, due anziani, lasciano la campagna per far visita ai figli che vivono in una Tokyo in piena mutazione, economica e culturale. Li ritroveranno cambiati in peggio, freddi, egoisti e sempre meno affettuosi nei loro confronti. Ai genitori non rimane che ritornare a casa, ma il rientro sarà doloroso e fatale. Trama lineare e situazioni ordinarie, con protagonista gente comune, ma l’opera di Ozu nasconde ben altro…permeata da una struggente umanità, è girata con uno stile asciutto e di estremo rigore formale, che innoverà il linguaggio cinematografico. La pellicola è una potente riflessione sul tempo, che lento ma inesorabile, passa, mutando persone e cose.

Cattivissimo Me 2 - Recensione

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Dopo il successo del primo capitolo del 2010, ritorna il burbero e tenebroso Gru insieme ai suoi piccoli e fedeli aiutanti gialli, i Minions. Questa volta Gru viene ingaggiato dalla "Lega Anticattivi" per smascherare il villain di turno (El Macho!) che nascosto in un centro commerciale, vuole conquistare il mondo; a fargli da spalla l'agente Lucy, per cui perderà la testa...Prodotto dagli Illumination Studios e diretto ancora dal duo Pierre Coffin e Chris Renaud , il film ha raddoppiato il successo d'incassi del suo predecessore, garantendo un terzo episodio e addirittura uno spin-off per i soli Minions.

Gravity - Recensione

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Ryan Stone (Sandra Bullock) e Matt Kovalsky (George Clooney), sono due astronauti che stanno riparando una stazione orbitante nello spazio, purtroppo una pioggia di detriti li sorprenderà, costringendoli a un estenuante lotta per la vita. 2013: Sopravvivenza nello spazio. Un’ora e mezza di angoscia e tensione mozzafiato, in uno dei pochi film in cui il 3D ha un senso: immersivo e avvolgente, amplifica claustrofobia e vertigini dello spettatore. Il regista messicano Alfonso Cuarón ci regala immagini suggestive che vanno di pari passo con una narrazione pregiata, sottolineate da una regia elegante, capace di coinvolgere anche con lunghi piani sequenza, come l’iniziale e bellissimo, di ben 13 minuti!

La regola del gioco - Capolavoro

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All’aeroporto de Le Bourget, atterra il pilota Jurieu che ha appena stabilito il record di traversata dell’Atlantico in 23 ore, ad attenderlo stampa, ammiratori e l’amico Octave (Jean Renoir), ma non l’amata Christine; per riconquistarla, Jurieu si fa invitare alla festa nella villa del nobile La Chesnaye, marito dell’amata! Film francese in b\n del 1939, diretto da Jean Renoir , figlio dell’omonimo e noto pittore. Opera costruita su dialoghi dalla grazia infinita , che mette in scena il trionfo della finzione mondana , con la tragica complicità tra servi e padroni. Renoir si conferma maestro della cinepresa , giocando con i registri narrativi e mixando commedia, farsa e dramma, ma anche sfruttando le potenzialità del piano sequenza, della profondità di campo, e di spazio, con improvvise panoramiche.

Lo sconosciuto del lago - Recensione

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Il film è ambientato in Francia, nei pressi di un lago frequentato dalla comunità gay, che nella pineta limitrofa si dedica al cruising. Franck (Pierre de Ladonchamps), habitué del luogo, tra rimorchi e ridicoli voyeur, stringe amicizia con il solitario e corpulento Henri e perde la testa per Michel. L’omicidio di un ragazzo, però, scuote l’ameno microcosmo, che sorpreso/sospeso tra eros e morte, coglierà l’occasione per una presa di coscienza? Opera diretta dal regista francese Alain Guiraudie, presentata con successo all’ultimo Festival di Cannes, dove ha vinto la Queer Palm.

Il conformista - Capolavoro

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Siamo nel 1937. Marcello Clerici (Jean-Louis Trintignant), uomo mediocre, è alla perenne ricerca della “normalità”, sposa perciò la sciocca borghese Giulia (Stefania Sandrelli). In realtà, Marcello lavora per la polizia segreta fascista, e usa il viaggio di nozze come copertura per l’assassinio di un suo ex professore, ora in esilio a Parigi. Un viaggio, nella memoria personale e collettiva, fino alla notte rivelatrice del 25 luglio '43, giorno della caduta del fascismo. Film del 1970, diretto da Bernardo Bertolucci e tratto dall’omonimo romanzo di Moravia ; una storia che però il regista fa sua, vestendola di un fascino ambiguo e raffinato. Il protagonista è figlio di un sistema omologato, massificato e di conseguenza malato, in cui ogni diversità deve essere repressa, precipitando in una spirale (simbolo ricorrente) di apatia, che uccide l’identità.

The Grandmaster - Recensione

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Film ambientato in Cina tra il 1936 e il 1953, racconta la storia del maestro d’arti marziali Chiu-Wai (Tony Leung, ormai alter ego del regista), noto anche come Ip Man e “docente” di Bruce Lee. La storia si snoda attraverso la guerra col Giappone, la nascita del kung-fu e una mancata e toccante storia d’amore con Gong Er (Zhang Ziyi). 8 anni di preparazione, 3 anni di riprese e 1 anno di post-produzione, numeri che danno il senso del gigantismo dell’opera. Wong Kar Wai plasma il wuxiapian a sua immagine, ed è subito trionfo del dettaglio (un bottone, sguardi rubati, il sangue che si mischia con la pioggia), mentre gesti e pose della lotta diventano poesia sposandosi con la struggente e patinata estetica del miglior melò.

I 10 film più belli ANNI '90 - Classifiche

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Dopo il successo del post sui 10 film più belli ANNI ’ 80 ( vedi qui ), e a grande richiesta, ho deciso di stilare la mia classifica dei migliori degli anni ’ 90 . Devo confessarvi che non è stato facile. Il giudice migliore è il tempo, e per includere un film nella storia del cinema dovrebbero trascorrere almeno 20 anni…. Ho deciso quindi che il criterio univoco delle scelte è il contributo al linguaggio cinematografico che le opere elencate di seguito hanno saputo regalarci; nelle recensioni le singole motivazioni. Buona lettura.

E' stato il figlio - Recensione

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Anche questa settimana su SKY ho recuperato un piccolo film italiano, presentato l’anno scorso, in concorso al Festival del Cinema di Venezia, dove ha raccolto qualche premio (fotografia, attore emergente). Storia: un vecchio e stanco signore in attesa del suo turno all’ufficio postale, racconta ad altri avventori la storia della famiglia Ciraulo. Siamo negli anni ‘70, il capofamiglia Nicola (Toni Servillo) recupera e vende ferro vecchio dalle navi abbandonate, a dargli una mano, il padre e il figlio. Purtroppo, un lutto improvviso, cambierà per sempre il destino dei Ciraulo…

L'intervallo - Recensione

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L’altra sera su SKY ho recuperato questo piccolo film italiano, opera prima del regista Leonardo Di Costanzo, presentato l’anno scorso, fuori concorso, al Festival del Cinema di Venezia, ottenendo comunque consensi e premi. Trama: Salvatore (Alessio Gallo), ragazzotto quindicenne napoletano, che per vivere vende granite col padre, viene costretto dai malavitosi di un clan a sorvegliare la coetanea Veronica (Francesca Riso), reclusa in un enorme edificio abbandonato, in attesa di parlare con un boss locale. Cos’avrà combinato? Tra i due ragazzi, entrambi prigionieri di un mondo “altro”, s’instaura un rapporto profondo che man mano passa dalla diffidenza a una solidale empatia, unendoli in una fuga mentale dalle difficili condizioni socio-culturali.

Le onde del destino - Capolavoro

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Primi anni 70. In un paesino della Scozia bagnato dal mare del Nord vive Bess (Emily Watson) una ragazza psicologicamente fragile che trova nel dialogo con Dio le uniche certezze. Bess si sposa con Jan (Stellan Skarsgard), tecnico su una piattaforma petrolifera, ma purtroppo un incidente sul lavoro rende Jan paralizzato a letto; lui chiede a Bess di rifarsi una vita, iniziando da quella sessuale, ma la situazione degenera, con esiti imprevisti. Il film è diviso in 7 capitoli più un epilogo, introdotti da immagini di paesaggi pittorici e accompagnati da canzoni anni 70 (tra gli altri, Elton John, David Bowie, Bob Dylan). Il linguaggio cinematografico adottato dal regista danese Lars Von Trier reinventa e destruttura forma e immagine del melò classico, deformandone gli elementi : i fiammeggianti colori vengono desaturati da una fotografia sporca e sgranata, i climax bruscamente interrotti, cinepresa a spalla sovrana e fluttuante, primissimi piani impietosi e protagonisti trattati con

Festen - Capolavoro

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Dai tempi della Nouvelle Vague (fine ’50, primi ’60) un movimento cinematografico non prendeva posizioni così radicali sul linguaggio cinematografico. Nel 1995, Lars Von Trier insieme a Thomas Vinterberg, fondano “Dogma 95” , un voto di castità (come fu definito dallo stesso manifesto d’adesione) che aveva come obiettivo dimostrare che si può fare cinema lontano dai grossi budget, semplicemente distruggendone le regole estetiche. Come? No a luci artificiali, nessuna scenografia, niente colonna sonora, solo suono in presa diretta e camera a mano; ben presto però questi diktat saranno disattesi dagli stessi autori...

Underground - Capolavoro

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C’era una volta un paese, e la sua capitale era Belgrado. Con queste parole comincia il capolavoro del 1995, Palma d’oro a Cannes, del regista serbo Emir Kusturica. Il film inizia il 6 aprile 1941, nella Jugoslavia della seconda guerra mondiale. La pellicola è una metafora sulla storia di questa nazione, rivista attraverso le vicende dei due amici Marko e Nero, entrambi innamorati della bella attrice Natalija. Non è un caso, ad esempio, che parte del film sia ambientata all’interno di un sotterraneo/polveriera abitato da una comunità eterogenea e allo sbando, come la varia umanità balcanica, il cui esuberante temperamento diventa la chiave espressiva di un’opera eccessiva e debordante.

Elysium - Recensione

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2154. La Terra è abitata solo dai poveri e dai malati, mentre i ricchi si sono trasferiti nella stazione orbitante Elysium, dove si godono l’aria pura, la vita agiata e si comprano la salute. Dopo il trionfo del 2009 di “District 9” ( qui recensione ) fantasy a basso budget che ipotizzava un apartheid aliena, il regista sudafricano Neill Blomkamp torna con questo action sci-fi dalla produzione mainstream, con protagonisti Matt Damon e Jodie Foster.

Quei bravi ragazzi - Capolavoro

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1955. Henry Hill (Ray Liotta), è un ragazzo di origini italo-irlandesi e sogna di diventare un gangster. Entra nella banda del boss Paul Cicero (Paul Sorvino), che gli affianca due dei suoi “bravi ragazzi”: Jimmy (Robert De Niro) e Tommy (Joe Pesci). Ben presto il gruppo malavitoso entra nel traffico di droga, e in un crescendo di violenza e paranoia, che porterà Henry in prigione e a collaborare con l’FBI. Il film è tratto dal libro scritto da Nicholas Pileggi, che raccoglieva le memorie del protagonista, ormai pentito e sotto copertura. Nel 1990 Martin Scorsese decide di trarne un film e di raccontare trent'anni di storia della mafia americana a New York, senza epica né romanticismi, ma in tutta la sua cruda e volgare ferocia.

Toy Story - Capolavoro

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A sua insaputa, i giocattoli di Andy vivono di vita propria, e il loro leader è il cowboy di pezza Woody, ma al suo compleanno il bambino riceve in regalo il tecnologico space ranger Buzz Lightyear che porterà scompiglio nelle dinamiche del gruppo, proprio alla vigilia del temutissimo trasloco. Gli scontri tra Woody e Buzz spaziano tra i più comuni sentimenti umani (gelosia, invidia, amicizia) e insegnano ad accettare la propria natura, ma il vero duello è tra vecchio e nuovo, e il film ci spiega che l’uno non può esistere senza l’altro… 1995 . L’ex animatore Disney John Lasseter , socio della company Pixar acquistata da Steve Jobs da una costola della ILM* di George Lucas, dirige il primo lungometraggio animato in computer grafica, guadagnandosi un posto nella storia del cinema.

Monsters University - Recensione

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Prequel di “Monsters & Co.” del 2002. I protagonisti sono ancora il verde ciclope nano Mike Wazowski e il peloso a pois James P. Sullivan detto Sulley. I due si conoscono al campus del titolo, e studiano per   diventare Mostri Spaventatori, ma a mettergli i bastoni tra le ruote saranno il severo Rettore Tritamarmo e le confraternite rivali. La Pixar made in Disney torna a stupirci con la sua insuperabile perizia tecnica, basta qui vedere la texture della pelle dei mostri o la fotografia, per rendersene conto.

Pulp Fiction - Capolavoro

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Opera del 1994 e capolavoro assoluto che Quentin Tarantino diresse a soli 31 anni . Palma d’Oro a Cannes e Oscar per la Migliore Sceneggiatura Originale, ma avrebbe meritato di più dall’Academy… Vero e proprio spartiacque e simbolo del cinema anni’90, che riscrive le regole del cinema di genere noir, rivoluzionandone tre elementi: struttura, dialoghi e personaggi. La prima, una grammatica circolare con destrutturazione temporale, che trova nel caos (apparente) creato dall’autore, una conclusione che combacia con l’inizio. Dialoghi logorroici e surreali, che pescano a piene mani dalla cultura pop, e vivono di vita propria, più sono ironici e più sono seguiti da scene di iperviolenza. Stravolge ruoli e situazioni, distruggendoli: gansters impegnati in conturbanti twist, boss sodomizzati, personaggi secondari che diventano protagonisti.

Gli spietati - Capolavoro

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1880. William Munny (Clint Eastwood), ex fuorilegge ora allevatore con pochi soldi e due bambini, sente della taglia di 1.000 $ messa da alcune prostitute per vendicare una di loro che è stata sfregiata. Decide di riprendere in mano il fucile e aiutato da Ned Logan (Morgan Freeman) e dal giovane Kid (Jaimz Woolvett) si dirige verso Big Whiskey, Wyoming. Sulla sua strada troverà però lo sceriffo Little Bill (Gene Hackman) che di certo non gradisce la loro presenza. Terzo western della storia* ad aver vinto l’ Oscar come miglior film , insieme a quelli per regia, attore non protagonista (Hackman) e montaggio. Se l’impianto registico adotta ovviamente un registro classico, così non è per narrazione e atmosfere, portatrici di una visione malinconica e romantica, ma realistica e quindi moderna, del genere.

Kick-Ass 2 - Recensione

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Nel 2010 uscì il primo capitolo ( qui recensione ) che colpì per violenza, realismo e folle ironia, diventando, da subito, un vero cult. Dopo un inatteso successo in sala e un trionfo in home-video tornano i nerd vestiti da supereroi più svalvolati dei cinecomics: Kick-Ass (Aaron Johnson) in conflitto col padre, Hit Girl (Chloe Moretz) in crisi adolescenziale e il cattivo più idiota dei fumetti Red Mist (Christopher Mintz-Plasse), ora Mother Fucker (!). Al vecchio cast si aggiunge il colonnello Stelle e Strisce, interpretato da un Jim Carrey sottotono e sprecato, che dà vita a un gruppo di supereroi, dal nome “Justice Forever”.

Hong kong Express - Capolavoro

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Film diviso in due episodi, entrambi ambientati nel centro commerciale Chungking di Hong Kong e con protagonisti due poliziotti. Nel primo l’agente 223 (Takeshi Kaneshiro), solo e abbandonato, nel giorno del suo compleanno si innamora “a caso” di una narcotrafficante/dark lady (Brigitte Lin). Nel secondo l’agente 663 (Tony Leung), lasciato dalla sua ragazza, non si accorge che ha fatto innamorare la cameriera del fast food in cui pranza, ma lei non rimane di certo con le mani in mano…Tutto ha inizio nel 1992. Wong Kar Wai inizia a girare il kolossal orientale “Ashes of time”. 1994. Le lunghe riprese si bloccano per alcuni mesi e il regista decide di occupare il tempo girando un piccolo film, con la disponibilità “occasionale” di tecnici e artisti.

Tre colori: Film Rosso - Capolavoro

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Ginevra. Una studentessa (Irène Jacob), modella occasionale, una sera investe un cane e lo riporta, ferito, al suo proprietario, il solitario giudice in pensione Auguste (Jean-Louis Trintignant), con l’”hobby” delle intercettazioni telefoniche. Ultimo capitolo della trilogia ispirata ai colori della bandiera francese, e al suo motto: Liberté, égalité, fraternité. Diretto nel 1994 dal regista polacco Krzysztof Kieślowski, purtroppo scomparso prematuramente due anni dopo. Artigiano del cinema (come si definiva lui, ma è riduttivo), e instancabile stacanovista, basti pensare che mentre girava “Film Bianco”, montava “Film Blu” e preparava questo. La regia è fluida e sicura, con qualche virtuosismo, e mantiene uno sguardo lucido che penetra l’intimità dei personaggi (e attori) svelandone l’anima e il mondo affettivo .

Il silenzio degli innocenti - Capolavoro

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Clarice Starling (Jodie Foester ), giovane recluta del FBI è incaricata di far visita in carcere a Hannibal Lecter, ( Anthony Hopkins ) psichiatra pluriomicida, per ottenere informazioni su un serial killer denominato Buffalo Bill che scuoia donne. Le ottiene, ma in cambio di uno scambio d’informazioni: ”quid pro quo, Clarice”. Il film doveva essere diretto e interpretato da Gene Hackman , che però una volta letto il copione lo bocciò perché troppo violento. Il produttore Kenneth Utt che aveva finanziato “Qualcosa di travolgente” e “Una vedova allegra... ma non troppo” diretti da Jonathan Demme , decise di affidare a lui la regia; quindi, un regista di sole commedie per un thriller-horror… Utt però la sapeva lunga e l’umanità di Demme si rivelò l’arma vincente per entrare nella psiche di personaggi così complessi. Per il ruolo di Clarice si era da subito candidata Jodie Foster, ma Demme propose la parte a Michelle Pfeiffer , che la rifiutò*. Una modesta produzione (solo 19 milioni $

L'occhio che uccide - Capolavoro

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Film del 1960 diretto da Michael Powell . Racconta la storia dell’operatore cinematografico Mark Lewis (Carl Boehm), che per arrotondare scatta foto erotiche. Mark è figlio di un famoso biologo, che nell’infanzia sperimentò su di lui metodi poco ortodossi per studiarne la reazione alle paure. Il trauma sviluppa una forma acuta di voyeurismo che si concretizza in riprese clandestine su donne e coppie, e degenera in perversi omicidi. Alla sua uscita suscitò scandalo e stroncò la carriera del regista, autore insieme a Pressburger di capolavori quali “Scarpette rosse” ( qui recensione ) e “Scala al paradiso”. Un’opera la cui fama è cresciuta nel tempo sino a eleggerlo vero e proprio cult-movie: un vero must per gli amanti del thriller . Qui la macchina da presa diventa un feticcio sessuale , non a casa col piede del cavalletto penetra nel corpo delle sue vittime.

Wolverine: l'immortale - Recensione

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Come nei fumetti scritti da Chris Claremont e disegnati da Frank Miller, questa storia è ambientata nel Giappone e parte addirittura dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla bomba atomica su Nagasaki; Logan (Hugh Jackman) salva la vita al soldato Yashida, oggi potente uomo d’affari malato, che lo chiama al suo capezzale: perché? Wolverine, tormentato da incubi sull’amata Jean Gray, questa volta dovrà vedersela con una mutante acida (Viper), la Yakuza e un grosso samurai-robot, ma troverà pure il tempo per innamorarsi di Mariko, nipote di Yashida. A dargli supporto nei combattimenti la giovane Yukio, una provetta ninja tamarra, dalla katana facile.

I 10 film più belli Stagione 12 - 13 - Classifiche

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Come promesso e come ormai abitudine ( vedi graduatoria 11-12 ), a fine stagione arriva la classifica dei 10 film più belli , da vedere, avere e recuperare; ovviamente secondo il mio parere. Voi che ne pensate?

Holy Motors - Recensione

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Oscar (l’attore feticcio Denis Lavant) esce da una lussuosa casa per recarsi al lavoro. Una signora di mezza età gli fa d’autista, e su una bianca limousine si reca ai suoi “appuntamenti”. Scopriamo che Oscar (nome casuale?) per vivere deve interpretare tanti personaggi: una vecchia mendicante, Mr. Merde (in francese), e anche simulare una sessione di sesso virtuale in motion capture (!). Ogni missione sembra ricordare un ruolo attoriale e la propensione al metacinema appare chiara sin dall’incipit, in cui un pubblico imbalsamato assiste inerte a una proiezione. Ma ci pensa Leos Carax a scuoterlo…

Pacific Rim - Recensione

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Da un portale intergalattico, negli abissi dell’oceano pacifico, escono degli enormi mostri alieni con l’obiettivo di distruggere la terra. La razza umana si allea e costruisce dei robot per ucciderli, guidati da piloti con collegamento neurale, i protagonisti Raleigh (Charlie Hunnam), e Mako (Rinko Kikuchi). Di fronte a “Pacific Rim” è difficile essere oggettivi quando conosci le potenzialità di Guillermo Del Toro e sei cresciuto a pane e robot. Il regista messicano attinge a piene mani dall’immaginario fanta-manga e lo fa suo con tanto di specifica terminologia:   Kaiju, Jaeger, Drift.   

I cult stagione 12-13 - Classifiche

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Non hanno ottenuto un voto sufficiente per entrare nella classifica dei più belli, ma le loro atmosfere e i loro eccessi rimarranno comunque nella memoria cinematografica perché già cult e ovviamente imperdibili!!! Di seguito, classifica:

Le 5 delusioni della stagione 12-13 - Classifiche

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Fine stagione 12-13: tempo di bilanci . Nei prossimi giorni pubblicherò le mie personali classifiche dei film che in positivo/negativo hanno segnato quest’anno cinematografico. Le tracklist saranno ben tre e usciranno nell’ordine: le delusioni , i cult e dulcis in fundo la top ten dei più belli , ovviamente sono tutti film da vedere!!! Di seguito, dal "meno peggio" al peggiore:

Oltre le colline - Recensione

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Alina e Vaichita sono due donne cresciute nello stesso orfanotrofio, e ora si amano, ma Vaichita ha scelto la strada del convento. Un bel giorno si presenta Alina per portarla via con sé, ma il suo amore sarà scambiato dalla comunità religiosa per un maleficio, con nefaste conseguenze. Cristian Mungiu, regia Palma d’oro per il capolavoro “4 mesi, 3 settimane e 2 giorni “ ( qui recensione ) prende ispirazione e storia da un fatto di cronaca del 2005, ambientandola nel microcosmo di un convento ortodosso, desolato e desolante, della Moldavia.

L'uomo d'acciaio - Recensione

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Diciamo pure che nelle ultime decadi il personaggio di Superman non ha goduto di gloria al cinema, ecco perché si è deciso un rilancio pilotato dallo stesso team creativo (Nolan/Goyer) che ha prodotto con successo il restyling di Batman, dando vita a un ennesimo reboot. Si parte sempre da Krypton, dove Jor-El (Russel Crowe) salva il figlio neonato Kal-El spedendolo sulla terra; qui sarà adottato da genitori umani (Kevin Costner e Diane Lane), ma dal passato emergerà minaccioso il Generale Zod (il sempre bravo Michael Shannon). Zack Snyder si conferma un ottimo visual artist in grado di comporre e costruire una sua solida e personale visione che di certo porta aria fresca al personaggio più vintage dei fumetti, che trova nel phisique du role di Henry Cavill, il giusto interprete. Felice l’intuizione del racconto a piani cronologici sovrapposti, che rende più snella la storia delle origini, ormai arcinota. Densa e avvolgente, inoltre, la soundtrack di Hans Zimmer che mescola toni dark

Into Darkness - Star Trek

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Il film è ambientato un anno dopo "Star Trek". L’arrogante Capitano Kirk (Chris Pine) si contende ancora la leadership dell’astronave Enterprise con il freddo Primo Ufficiale Spock (Zachary Quinto), ma dopo essere sopravvissuti a un attentato terroristico, uniranno le loro forze per catturare il perfido superuomo Khan (molto bravo Benedict Cumberbatch). Tratta dal più noto sci-fi televisivo creato nel 1966 da Gene Roddenberry, una nuova puntata del reboot omaggio, diretta ancora da J.J. Abrams in attesa di cimentarsi nei nuovi episodi di Star Wars “by Disney”.

Ballata dell'odio e dell'amore - Recensione

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Spagna 1937. Guerra civile spagnola. L’esercito interrompe lo spettacolo di un circo costringendo i pagliacci ad arruolarsi, il bambino Javier, figlio di uno dei clown, tenta di liberare il padre, ma nel tentativo il genitore muore. 1973. Javier da adulto trova lavoro come pagliaccio triste in un circo, s’innamora però dell’acrobata Natalia, già impegnata con il violento Sergio, il triangolo porterà a una follia efferata e deformante… Alex de la Iglesia, uno dei registi più talentuosi e visionari su piazza, sceglie l’allegoria circense per raccontare un periodo buio del suo paese, con molti rimandi cinefili: da Murnau a Hitchcock a “Freaks” di Tod Browning, ma anche “Il gobbo di Notre Dame” e a “La Bella e la Bestia”.

Qualcosa nell'aria - Recensione

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Parigi 1971. I giovani del dopo ’68, (“Après mai”, come recita il titolo originale) contestano i modelli tradizionali di una società/sistema attraverso proteste di piazza, libertà sessuale, free press e letteratura underground, in un’affannosa ricerca d’identità che porti a una rivoluzione culturale. Diretto da Olivier Assayas, è un film orgogliosamente autobiografico, non a caso il protagonista diciottenne Gilles è un evidente alter ego del regista, infatti, non ne viene mostrato il solo impegno politico, ma anche l’educazione sentimentale e il percorso artistico/professionale che coincide con quello del regista.