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Visualizzazione dei post da febbraio, 2018

Il filo nascosto - Recensione

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Londra. Anni ’50. Reynolds Woodcock ( Daniel Day Lewis ) è un affermato stilista che s’innamora della cameriera Alma (Vicky Krieps) plasmandola a sua musa. La loro relazione, tra silenzi narcisisti e strepiti emotivi, sfiorerà i margini della follia, fino a “nutrire” il morboso dominio dell’altro. Paul Thomas Anderson dirige su pellicola 35mm, restituendoci le calde atmosfere di un cinema d’altri tempi à la Hitchcock . In questo sontuoso melò , il cineasta lascia parlare le immagini, invitandoci ad andar oltre il tessuto (la trama), perché chi riesce a farlo, è liberato dalla maledizione dei fantasmi nascosti tra i fili. La principale chiave di lettura dell’opera (ma non è l’unica), si potrebbe quindi sintetizzare nell’equazione tessuto-corpo-anima=immagine-superficie-significato. Espressione contenuta anche nei tre livelli di profondità di campo che Reynolds attraversa prima di comprendere il senso del suo rapporto matrimoniale, e inseguire la moglie tra i caroselli di un amaro ca

La forma dell'acqua - Recensione

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Baltimora, 1962. Elisa (Sally Hawkins) è una ragazza muta che fa le pulizie in un laboratorio governativo dove viene portata una misteriosa creatura. I due si piacciono, ma i loro sogni d’amore dovranno vedersela col più concreto american-dream del cattivo di turno ( Michael Shannon ). Ancora una volta Guillermo Del Toro colloca una favola in un contesto storico, questa volta in piena Guerra Fredda, con americani e russi che si contendono primati tecnologici e si spiano. Il film ha vinto il Leone d’oro a Venezia, ed è candidato a ben 13 Oscar. L’unica nomination che forse lascia perplessi, è quella della sceneggiatura….visto che la storia non brilla per originalità e verosimiglianza. Il plot basico si avvale, inoltre, della più facile scorciatoia: la voce narrante, ideale collante per pezzi che mancano. Questo continuo rincorrere archetipi narrativi abusati, che annullano lo stupore, mi ha purtroppo impedito d’instaurare un patto di fiducia con l’autore. Non si è mai perfezionato

Black Panther - Recensione

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Dopo gli eventi di Captain America: Civil War , T’Challa (l’inespressivo Chadwick Boseman), è tornato a Wakanda; l’immaginaria nazione africana tecnologicamente avanzata grazie a un prezioso minerale venuto dallo spazio: il Vibranio. Lo stato è però nascosto agli occhi del mondo. Il nuovo re dovrà decidere se aprirsi al resto del pianeta e affrontare un nuovo contendente al trono, Erik Killmonger (Michael B. Jordan). Il nuovo cinecomic Marvel è anche il primo blockbuster su un supereroe del Continente Nero con main cast afro. Le premesse geopolitiche, però, si fermano qui. Il regista Ryan Coogler ( Creed ), con tanta superficialità e un pizzico di retorica anti-Trump, confeziona la milionesima riedizione del vecchio schema hollywodiano “caduta-rinascita”. Aggiungete puerili rigurgiti shakespeariani, forzati riferimenti all’accoglienza dei profughi e una love-story appiccicata con lo sputo. Più che le lotte per i diritti civili, il nuovo prodotto Disney richiama la blaxploitatio