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Visualizzazione dei post da dicembre, 2007

Irina Palm - Recensione

Maggie è una nonna inglese disperata, il nipotino è gravemente malato e purtroppo lei non dispone dei soldi necessari per farlo curare in Australia, disposta a tutto pur di racimolare la cifra utile, troverà fortuna come hostess in un peep show…., inutile dire che la sua “scelta “ nella grigia, triste ed ipocrita periferia londinese, le metterà tutti contro, figlio e amiche pettegole comprese. A scanso d’equivoci chi si aspetta volgarità e pruderie rimarrà deluso, perché il percorso umano della protagonista prevale su quello “lavorativo”, a darle volto e anima troviamo una splendida ed espressiva Marianne Faithfull, bravissima nel trasmettere il dolore silenzioso e malinconico di Maggie dietro l’aria dimessa e la faccia stordita; a farle da spalla, nei panni del boss dal cuore d’oro, il bravo Miki Manojlovic che ricordiamo straordinario in Underground di Kusturica. Il regista Sam Garbarski, pur non eccelso nei movimenti di macchina, riesce nella difficile impresa di raccontare con pud

La bussola d'oro - Recensione

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Com’è ormai tradizione, anche questo Natale approda sul grande schermo una storia fantasy dalle più o meno nobili origini letterarie (Philip Pullman); rispetto però ai suoi illustri (Il Signore degli Anelli ) o orribili (Eragon) predecessori è sicuramente diversa e insolita, con qualche importante novità. Si tratta di una favola adulta, molto psicologica, che in superficie sfoggia i consueti effetti speciali ma che all’origine affronta temi più complessi, come il pensiero libero qui contrastato dal Magisterium, o la Verità delle cose di cui è portatrice la bussola del titolo, tutto filtrato dagli occhi ancora puri e innocenti dei bambini, la cui anima, qui rappresentata dai Daimon, è ancora libera e in continuo mutamento. Tralasciando il discorso sui possibili attacchi alla chiesa cristiana che il racconto celerebbe e concentrandosi sul film, c’è da dire che le alte premesse svaniscono insieme alle prepotenti ambizioni, e nelle mani del regista Chris Weitz, quello di American Pie (

La promessa dell'assasino - Recensione

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Dopo "A history of violence", Cronenberg torna a parlare di violenza, con un thriller dalle pennellate noir ambientato a Londra. Il film racconta la storia dell’ostetrica Anna (Naomi Watts) che si trova, a causa di un parto scomodo, in una storia pericolosa in cui dovrà vedersela con la violenta mafia russa. Se il racconto può sembrare di genere, a scanso d’equivoci c’è subito da dire che il film viaggia su due livelli, uno superficiale con intreccio classico su regole da   gangster movie e uno sotterraneo in cui il regista porta avanti i temi del suo percorso autoriale con una coerenza da applauso, certo in maniera meno ossessiva e più asciutta rispetto al passato, ma non per questo meno incisiva. Come d’abitudine Cronenberg filma in maniera chirurgica corpo e carne, segnati dalla violenza e dal passato, di cui in questo caso i tatuaggi sono il viatico. Gli snodi della storia portano con se toni da tragedia e dilemmi morali, in cui i killer devono fare i conti anche con l