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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

Skyfall - Recensione

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Abbiamo dovuto aspettare quattro anni (causa bancarotta MGM) per il ritorno del più famoso agente segreto con licenza di uccidere, ma ne è valsa la pena. In quest’avventura, James Bond (Daniel Craig) soffre il peso fisico/morale del suo lavoro e i servizi segreti si trovano sotto attacco, obiettivo: eliminare M (Judi Dench). Grazie a Sam Mendes, regista premio Oscar per “American Beauty”, il film è in perfetto equilibrio tra passato e futuro, se il primo lo impone l’anniversario (50 anni!) e non mancano le citazioni (l’Aston Martin di “Goldfinger”), il futuro cerca nuove strade, rielaborando i cliché della saga. Meno gadget, Q diventa un giovane hacker e persino il machismo dell’eroe è messo in discussione.

Io e te - Recensione

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Dopo quasi 10 anni da “The dreamers”, Bertolucci ritorna al cinema con un film tratto dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti. Lo fa tenendo a battesimo due attori giovanissimi, Tea Falco e l’esordiente Jacopo Olmo Antinori. I loro personaggi sono figli dello stesso padre, ma di madri diverse, entrambi sono soli e bisognosi d’affetto, e di aiuto. Lei ha problemi di droga, lui è introverso e non sa socializzare. Le circostanze li obbligano a una convivenza forzata, nello spazio claustrofobico di una cantina, facendogli scoprire di aver bisogno l’uno dell’altra.

Vivere e morire a Los Angeles - Cult

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Dopo un poliziesco capolavoro anni ’70 come “Il braccio violento della legge”, che gli valse l’Oscar alla regia, William Friedkin, nel 1985, decide di riproporre la sua visione pessimista e violenta del genere, in un decennio, quello degli anni ’80, in cui invece andavano di moda toni leggeri e immagini patinate. La storia: l'agente federale Chance (William Petersen) vuole vendicare la morte del collega di pattuglia, in gergo “il gemello”, catturando il falsario Masters (Willem Dafoe), a fargli da spalla il nuovo collega Vukovich (John Pankow), ma presto le circostanze prendono il sopravvento...Una caccia all’uomo, in cui il confine tra giustizia e legalità diventa labile, e bene e male si fondono, tra improvvise sparatorie e adrenalinici inseguimenti d’auto.

Killer Joe - Recensione

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Presentato alla Mostra del cinema di Venezia nel 2011, arriva solo ora nelle sale, “Killer Joe”. Il film racconta la storia dello spacciatore Chris (Emile Hirsch) che per saldare un debito, pianifica l’omicidio della madre, per intascarne i soldi dell’assicurazione sulla vita. Ad aiutarlo, il killer, Joe (Matthew McConaughey), il padre Ansel (Thomas Haden Church), e la matrigna Sharla (Gina Gershon), ovviamente, nulla andrà come previsto. La struttura dell’opera ricorda molto i fratelli Coen, in particolare “Fargo”, anche qui degli idioti di provincia si ritrovano in situazioni più grandi di loro, che sfociano nel grottesco.

Io sono l'amore - Cult

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Il film del 2009, diretto da Luca Guadagnino, è un caso anomalo nel panorama del cinema italiano. Presentato al festival di Venezia, viene snobbato/stroncato, esce nelle sale, ma raccoglie pochi spiccioli. A sorpresa, trova gloria all’estero, tanto che nei paesi anglossassoni, per l’eleganza della messa in scena, scomodano il calligrafismo di Visconti, e da molti critici esteri viene considerato un capolavoro. Ambientato nella Milano dei nostri giorni, ritrae i membri di una ricca famiglia d’industriali, i Recchi, la cui madre, Emma, è interpretata dalla poliedrica Tilda Swinton (qui anche produttrice). I protagonisti sono costretti dai rituali borghesi, a reprimere la propria natura e a indossare una maschera, subendo un’impotenza affettiva dettata da rigide ipocrisie, che sfociano in fragili ambiguità. Finché un giorno arriva Antonio (Edoardo Gabriellini), cuoco, amico di uno dei figli, che porta ciò che mancava: l’amore. Quali saranno le conseguenze?

Paranorman - Recensione

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Dopo noiosi prodotti serializzati ed omologati ( qui recensione ) e mezze delusioni ( qui recensione ), l’animazione 2012 sembrava proprio dover chiudere un anno nero, in passivo. Invece, arriva nei cinema “Paranorman”, un'originale e provvidenziale sorpresa, già cult. Film prodotto e disegnato dallo stesso team che ci regalò un gioiello come “Coraline”, altro film in stop motion, che conferma il fascino di una tecnica antica ma versatile. Norman, bambino deriso e incompreso, perché vede i morti, si ritroverà a fronteggiare un’invasione zombie, insieme ad un gruppo di altri freaks: l’amico obeso, una bionda svampita, il palestrato lobotomizzato e un bullo sensibile…, scoprirà che i veri mostri, sono tutti coloro che hanno paura, e non colgono la ricchezza della diversità.

Un sapore di ruggine e ossa - Recensione

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Dopo il successo de “Il profeta” ( qui recensione ) torna il regista francese Jacques Audiard, con un melo’ crudo, ma poetico, e due protagonisti borderline. Lo sbandato Ali (Matthias Schoenaerts), con figlio a carico, conosce per caso Stephanie (Marion Cotillard), che però, qualche giorno dopo, rimane vittima di un incidente sul lavoro, subendo l’amputazione delle gambe. Un'empatia strana nasce tra i due, in cui l’irruente fisicità di Ali compensa la confusa fragilità di Stephanie. Attraverso un doloroso percorso sentimentale, che non fa mai rima con banale, entrambi matureranno perdono e redenzione.

Il fascino discreto della borghesia - Capolavoro

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Capolavoro del 1972 diretto dal regista spagnolo Luis Bunuel . Racconta la storia di tre coppie parigine che tentano di consumare un pasto in compagnia, senza mai riuscirci. Circostanza che permette al regista di mettere alla berlina i tre pilastri della società (borghesia, polizia, chiesa), e l’altezzosa ipocrisia, della classe sociale più odiata, in un periodo di profondi cambiamenti politico-sociali. Un anarchico gioco ad incastri che manipola sogno e realtà, trasformandoli in “sur-realtà”, uno spazio oltre, in cui l’autore trova terreno fertile, rivoluzionando i canoni della commedia e smascherando i suoi personaggi.