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Visualizzazione dei post da ottobre, 2016

Io, Daniel Blake - Recensione

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Gran Bretagna, Daniel è un vedovo alla soglia dei sessant’anni che, reduce da un infarto, cerca l’aiuto dello Stato per tirar a campare. Una “professionista della sanità” però, nega a Blake il sussidio di disoccupazione, e lo obbliga a cercarsi un lavoro. L’ex carpentiere dovrà scontrarsi con funzionari statali intimidatori e un sistema totalitario che calpesta i suoi diritti. Ken Loach rifà se stesso, e a 80 anni si conferma un maestro dallo stile asciutto e tradizionale, avverso all’evoluzione. La granitica coerenza di un autore da sempre dalla parte dei più deboli è il maggior pregio del film, ma anche il suo più grande limite. Chi conosce le sue opere si ritroverà condotto per strade già battute, e dinanzi a una visione abbastanza prevedibile. Gli schemi, seppur presenti, non ingabbiano il vigore artistico di un regista che non si limita a denunciare ma, da sempre, lotta a muso duro contro la freddezza dei diabolici ingranaggi della burocrazia statale e l’indifferenza social

Neruda - Recensione

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Siamo in Cile nel 1948, il poeta comunista Neruda (l’ottimo Luis Gnecco) è senatore al governo. Pablo contesta pubblicamente il Presidente González Videla, e per opporsi a quello che considera un regime, fugge con la moglie. Lo scrittore vuole superare le Ande, raggiungere l’Argentina, e da lì volare fino a Parigi dall’amico Picasso. A dargli la caccia viene mandato l’ispettore Oscar Peluchonneau (un bravissimo Gael García Bernal) voce narrante con una gran voglia d’essere, anche lui, protagonista della mitologia di un paese. Un biopic? No, molto di più. Non è una pellicola su Neruda, ma sull’influenza delle sue opere nell’immaginario collettivo. La regia deforma dunque la realtà, adattandola alla sua visione artistica, come nel magnifico incipit con concettuale dibattito politico “di gabinetto”. Un film fantastico dalla raffinata costruzione metalinguistica, che procede per “sovversione narrativa”, sfatando i luoghi comuni di genere e legando Storia e finzione con strabilian

Tom à la ferme - Cult

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  Il finto biondo Tom ( Xavier Dolan ), copywriter di Montréal, si spinge nella campagna canadese per assistere al funerale del compagno Guillaume, morto in circostanze misteriose. Qui conosce la madre del fidanzato, Agathe, ignara dell’omosessualità del figlio. Il giovane incontra però anche un altro membro della famiglia, il violento e omofobo fratello Francis, che farà di tutto perché Tom non sveli nulla sul suo rapporto affettivo col defunto. Tra i due protagonisti, tuttavia, ben presto s’instaura un rapporto morboso, scandito da reciproche provocazioni, che sfocia in un gioco di ruolo ambiguo e macabro. Francis frena i peggiori istinti col duro lavoro contadino, e Tom sperimenta quelle sensazioni primordiali che aveva smarrito nel caos della città. Una relazione malata e perversa trascinata da pulsioni sadomasochiste che flirtano con la morte, creando un’atmosfera inquietante e disturbante.

Pets - Vita da animali - Recensione

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Pets è un prodotto dall’ Illumination Entertainment , la stessa di “ Cattivissimo Me ” e i “ Minions ”. Il film segue le avventure di un gruppo di cuccioli domestici di New York, e risponde alla domanda: cosa fanno i vostri animali quando non siete in casa? Se non vi suona nuova avete ragione. E’ lo stesso interrogativo che più di vent'anni fa la Pixar si era posta per i giocattoli di Toy Story . Le analogie non finiscono qui perché anche il rapporto di sfida tra i cani protagonisti Max e Duke ricorda quello tra Woody e Buzz. Se poi la trama si struttura sulla ricerca di un amico smarrito ecco che torna subito in mente un pesciolino di nome Nemo . La casa di produzione ci propone quindi un copia e incolla di situazioni già sviluppate altrove, senza però lo stesso spessore narrativo e con una definizione dei personaggi degna di nota.

Café Society

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  Los Angeles, seconda metà degli anni trenta. Bobby ( Jesse Eisenberg ) parte dal Bronx e raggiunge la California per chiedere lavoro allo zio Phil ( Steve Carell ), agente cinematografico di successo. Il giovane s’innamora di Vonnie (una convincente Kristen Stewart ), segretaria del parente, dalla situazione sentimentale ingarbugliata...Bobby sarà però costretto a tornare a New York, per riunirsi con la famiglia, in cerca della sua strada. E’ la trama ideale per realizzare il consueto balletto di vizi privati e pubbliche virtù, con arguzia e leggerezza. Chi pensa a un Woody Allen già visto non sbaglia, ma per chi si accontenta la visione può essere piacevole. Le sequenze nella mecca del cinema sono valorizzate da una preziosa ricostruzione di ambienti e costumi, ma la satira su Hollywood non graffia.