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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Madonna - Focus

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Oggi 26/03 esce l’album di Madonna “MDNA”, mentre l’ 8 giugno uscirà in Italia, il suo film da regista: “ W.E .”, presentato fuori concorso alla 68° Mostra del Cinema di Venezia; chi l’ha visto, l’ha definito discontinuo ma con una messinscena molto curata, un po’ come l’ultimo album, che ho appena ascoltato. Il rapporto di Madonna col cinema è sempre stato conflittuale, collezionando vari flop (Shangai Surprise, Body of Evidence, Travolti dal destino), lei però imperterrita ha insistito, guadagnandosi pure 2 Golden Globe, come attrice per Evita e come autrice per la canzone “Masterpiece” tratta da W.E. Almeno 3 film meritano di essere ricordati: 1)    Cercasi Susan disperatamente (1985) : commedia cult per un’intera generazione, quella degli anni 80, e debutto al cinema per Madonna, che spopola con “Into the groove” lanciando nuovi fashion trend: guanti di pizzo, orecchini crocifisso e collant usati come fermacapelli. MITICA! 2)    Dick Tracy (1990) Maddy interpreta Mozzaf

Magnifica presenza - Recensione

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Pietro (Elio Germano), pasticciere gay e aspirante attore, affitta un appartamento a Roma, scoprirà essere già “occupato” da presenze invadenti, ma la ricchezza delle rispettive diversità, li porterà ad un tacito e reciproco sostegno. Un film che abbonda in temi e difetti: sbanda sui tempi (tecnici e comici), vedi l’episodio del malore in autobus, con sciatto ralenti e forzati equivoci, accumula personaggi inutili (le bariste, il vicino di casa, il dottore), troppi generi (commedia, thriller, denuncia), e trovate sconclusionate (l’album di figurine). Come se non bastasse, spreca il ricco cast di contorno (Buy, Puccini, Fiorello), con ruoli marginali e poco incisivi, da cui si salva solo Anna Proclemer. Un Ozpetek in “libera uscita”, che ha il coraggio e l’ambizione di cercare nuove strade, nelle quali però si perde; la buona direzione d’interpreti e la sensibilità nel disegnare situazioni e personaggi, qui non bastano, anche se rimangono, purtroppo, qualità ancora rare, nell’attuale

A simple life - Recensione

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Ah Tao, interpretata da Deanie Ip (meritata Coppa Volpi a Venezia), domestica da sempre, si scopre vecchia e ammalata, con misurata dignità si ritira in ospizio. Roger (Andy Lau), produttore cinematografico e single incallito, prima viziato e ora privato dei suoi servigi, maturerà una profonda presa di coscienza, che lo porterà a riconoscere il valore di questa piccola donna. La regista Ann Hui, con stile asciutto, quasi documentaristico, scioglie con linearità i nodi di un profondo legame affettivo, sostenuto da reciproca stima e profonda gratitudine. Una regia attenta, al servizio di un racconto minimalista e poetico, che ha il pregio di sottrarre nei momenti più drammatici, e di valorizzare i gesti naturali di una sobria quotidianità . Una vita semplice, che però svela una grande esistenza, costruita con spirito di sacrificio, umanità e altruismo; valori, purtroppo, sempre più rari. VOTO 7+

Quasi amici - Recensione

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Philippe (François Cluzet) è un paraplegico, Driss (Omar Sy) un esuberante ragazzo senegalese, appena uscito di galera, il primo è un ricco aristocratico che vive in centro a Parigi, il secondo nella più grigia e disperata banlieu. Ispirato a una storia vera, e record d’incassi in Francia, un film onesto che convince grazie a un’ottima alchimia tra sceneggiatura e regia, creando, un delicato, ma riuscito, equilibrio tra commedia esilarante e misurato dramma. Un coinvolgente inno alla vita, che unisce l’emarginazione fisica di Philippe con quella sociale di Driss, ma anche l’intelligenza dell’uno con la contagiosa vitalità dell’altro, rompendo gli schemi di classe; e senza pietismi, stupisce per leggerezza e colpisce per umanità. VOTO:7

Warrior - Recensione

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Complice un torneo di arti marziali miste,   un padre dal passato violento (Nick Nolte ) ritrova i due figli, che non si parlano da anni: Tommy (un grande Tom Hardy) dal presente duro, rancoroso, con cui è difficile convivere,   e Brendan (Tom Hardy) dal futuro colmo di speranze, su cui però pesano la crisi economica, e i debiti (anche affettivi) di due famiglie. Un film, che prende a   prestito la struttura classica del genere, costruendoci sopra una sceneggiatura matura,   che predilige i legami familiari ai riscatti personali, i personaggi allo spettacolo, e regala una storia permeata da una pietas degna del miglior Eastwood. Grazie a una camera a mano ben condotta, gli scontri fisici risultano tesi e coinvolgenti,   privi di gratuite piroette o noiosi ralenti, che di solito popolano il cinema d’azione. Una regia capace di costruire un crescendo emotivo che commuove, e che trova il suo apice nel potente finale, in cui un gesto conta più di tante parole. VOTO 7.5