Post

Visualizzazione dei post da marzo, 2015

Cenerentola - Recensione

Immagine
Ella (Lily James), rimasta orfana, deve vedersela con la perfida matrigna Lady Tremaine (Cate Blanchett) e le insopportabili figlie Anastasia e Genoveffa, ma una corsa a cavallo nel bosco le farà incontrare l’uomo della sua vita, un vero principe…Pellicola diretta da Kenneth Branagh, e trasposizione live-action dell'omonimo classico d'animazione Disney del 1950, le cui immagini ormai appartengono all'immaginario collettivo d’intere generazioni, e di cui, qui ritroviamo le genuine e confettate cromie. Operazione nostalgia, riuscita a livello visivo, che però conferma il poco innovativo trend seriale della casa di Topolino; la volontà è chiara: rinverdire i fasti del passato piuttosto che rischiare con nuove storie. Non si tratta quindi di una modaiola rilettura in versione dark (vedi Maleficent ), bensì, di una ricostruzione in carne e ossa della forma originaria. Che differenza c’è tra creare o ri-creare la magia?

Blackhat - Recensione

Immagine
Il super pirata informatico Nicholas Hathaway (Chris Hemsworth) viene fatto uscire di prigione per combattere un blackhat (hacker cattivo), che trasformando un suo vecchio codice in virus, ha attaccato una centrale nucleare in Cina. Intrighi internazionali e cyber terrorismo, tra continenti, inseguimenti e sparatorie. Come dite? Nulla di nuovo? Non bisogna mai fermarsi alle apparenze. Si scrive blackhat ma si legge blackout, sì, perché quest’opera rappresenta uno strappo tra Michael Mann, uno dei più geniali registi viventi, e il grande pubblico, che ne ha decretato il disastro commerciale al botteghino. Le ragioni sono molteplici, la principale, è che suscita nello spettatore assidui sentimenti contrastanti: a volte ti cadono le braccia, cinque minuti dopo ti lanceresti in una liberatoria standing ovation. Bocciato frettolosamente anche dalla critica, che però non si è accorta che da un (apparente) brutto thriller può nascere del grande Cinema. La Settima arte è fatta certo di

Foxcatcher - Una storia americana - Recensione

Immagine
1984. I fratelli Schultz, Dave (Mark Ruffalo) e Mark (Channing Tatum), vincono la medaglia d’oro alle olimpiadi, tre anni dopo si ritrovano squattrinati ad allenarsi per Seoul ‘88, in una piccola palestra di provincia. Inattesa, ricevono l’offerta di creare un team di lottatori dal miliardario e filantropo John du Pont (Steve Carell), che scopriranno a loro spese, essere solo, frustrato e depresso. Biopic basato su una storia vera ambientata tra il 1987 e il 1996, tanto magistrale quanto disperato. Una parabola umana, cronologica eppur irregolare, in cui si fondono sport e psicologia, e proprio la caratterizzazione dei protagonisti è il punto forte della pellicola.

Non sposate le mie figlie - Recensione

Immagine
Claude e Marie Verneuil, conservatrice coppia alto-borghese, hanno tre figlie sposate con un mussulmano, un ebreo e un cinese. La quarta sta per prendere marito, e annuncia ai genitori raggianti che è un cattolico, trascurando però che è africano e di pelle nera; è la goccia che fa traboccare il vaso…riuscirà la famiglia a rimanere unita? Quest’opera francese è uscita, con grande successo, in patria nel 2014, da noi solo dopo i drammatici fatti di Gennaio 2015 a Parigi, e oggi, le risate che strappa sono tutte a denti stretti e con un retrogusto amaro.

Vizio di forma - Recensione

Immagine
1970. Gordita Beach, Los Angeles. Doc Sportello (Joaquin Phoenix) è un pigro detective privato, spesso fumato e strafatto, che su incarico della sua ex fiamma, Shasta Fay (Katherine Waterston), intraprende un viaggio (leggi trip…) alla ricerca di un magnate immobiliare sparito. Tra rehab per tossici, dentisti paranoici, tenenti allucinati, massaggiatrici dalla spiccata oralità e tanti altri personaggi dai nomi improbabili…Doc risolverà il caso. Progetto folle e anarchico: adattare un romanzo di Thomas Pynchon per il grande schermo. Il primo della Storia a lanciarsi in questa impresa titanica è il regista Paul Thomas Anderson, che dopo i provocatori e recenti “ Il petroliere ” e “ The Master ”, alza ancora l’asticella del suo stile eccessivo e ridondante, ma comunque sempre coraggioso. Eccellente la ricostruzione d’epoca, al servizio di una trama gialla, tortuosa e inspiegabile che, suggerisco, di mettere da parte per abbandonarsi al flusso “acido” d’immagini e situazioni, pena non g