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Visualizzazione dei post da dicembre, 2017

Coco - Recensione

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Miguel Rivera è un bambino messicano con la passione per la musica e il bel canto, arti proibite nella sua numerosa famiglia matriarcale. Il nuovo film d’ animazione Pixar è ambientato in Messico nel suggestivo giorno di El Dia de los Muertos. Un’ambientazione inedita e tematiche più dark rispetto agli altri prodotti Disney . Ogni sequenza è però arricchita da costanti pennellate di vivido colore e da trascinante musica latina. Un cartoon “viaggio emotivo di formazione”, che invita a diffidare dei falsi miti, alla consapevolezza delle proprie radici e a preservare la memoria di chi non c’è più. Un’eterna lotta tra ricordo e oblio già messa in scena ne Il Libro della Vita , altra animazione con location in Messico. La sceneggiatura però si sviluppa in molte sottotrame, rendendo la visione tortuosa e poco comprensibile per i bambini.

La ruota delle meraviglie - Recensione

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Coney Island, anni ’50. Ginny (un’istrionica Kate Winslet ) è un ex attrice teatrale, oggi cameriera sposata con il rozzo giostraio Humpty (Jim Beluschi). La donna intrattiene una relazione extra coniugale col bagnino Mickey (Justin Timberlake), ma un bel giorno arriva Carolina (Juno Temple), figlia di Humpty in fuga da un passato criminale, e tutto cambia. A minare il fragile equilibrio emotivo di Ginny, ci pensa pure il piccolo Richie, figlio di primo letto e compulsivo piromane. Woody Allen torna a parlare di quella sottile linea di confine che demarca paura e amore, e sfocia nella folle gelosia. Il regista par ispirato dai fiammeggianti mélo di Douglas Sirk , e ne ripropone struttura e sgargiante forma. Nulla di nuovo, quindi, ma realizzato con cura e maestria.

Your Name. - Recensione

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In Giappone, un fenomeno misterioso, almeno due giorni la settimana, fa svegliare Taki nel corpo di Mitsuha, e viceversa. Lui è uno studente di Tokio, lei una coetanea che vive a Itomori, un paesino di campagna. Perché succede tutto questo? L’arte grafica dell' animazione di Makoto Shinkai raggiunge nuovi apici confermandolo autore orientale di successo e, in popolarità, degno erede del maestro Miyazaki . Your Name è meno lineare del precedente Il giardino delle parole , ma narrativamente più audace, con una trama che si sviluppa su più piani spazio temporali e una forte componente metacinematografica, dichiarata sin dall’incipit. La visione dentro un sogno colpisce l’occhio, come un meteorite che cade in un lago, e due sguardi si fondono l’uno nell’altro per sempre. Nulla sarà come prima. Il film diventa la ricerca (Taki, il futuro) di una perdita (Mitsuha, il passato) unita dal filo rosso del destino che s’intreccia tra lo scorrere ricorrente di sliding doors interrotte da

Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi - Recensione

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La coraggiosa mercante di rottami Rey ( Daisy Ridley ), dopo aver scoperto il proprio potere ne Il Risveglio della Forza e aver rintracciato Luke Skywalker (Mark Hamill), è di nuovo pronta a lottare con la Resistenza contro il malefico Primo Ordine e il Lato Oscuro.  Dopo un’ora di prevedibile tira e molla, con scene grottesche e tanta noia, il regista Rian Johnson mette da parte l’epica fantasy catturata nel precedente capitolo da J.J. Abrams, e sceglie il colpo di scena a ripetizione come unica chiave narrativa. Un espediente, però, che dopo un po’ crea assuefazione. Non mi convince nemmeno l’introduzione di nuovi inutili personaggi reali (Rose) e virtuali (i Porg – leggi merchandising) a scapito di altri ben più simpatici e affascinanti (Chewbecca e Phasma). Discorso a parte per Kylo Ren, per rilanciarlo si prova la versione senza maschera, ma rimane un personaggio imperfetto. Attenzione : nonostante il tanto fumo (rosso) negli occhi, l’amara verità è che il vecchio lascia post

Assassinio sull'Orient Express - Recensione

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In viaggio sull’Orient Express da Istanbul a Calais, Hercule Poirot si ritrova bloccato in treno da una valanga. Gli imprevisti non finiscono qui. L’investigatore si scopre nel bel mezzo di un misterioso delitto e con l’incombenza di dover scovare il colpevole. L’attore-regista Kenneth Branagh, complice un cast all-star, porta di nuovo in scena il più famoso giallo di Agatha Christie, confermandosi abile nello sfruttare il mezzo cinematografico, anche in piccoli spazi. Basta vedere, in tal senso, il funzionale carrello a piombo che ci svela l’omicidio. Che dire poi delle suggestioni digital-fantasy di paesaggi CGI, di una colonna sonora dalle tonalità old-style che però accompagna un montaggio vivace (vedi interrogatori). Avrete capito dunque, che in questa nuova versione antico e moderno convivono a favor di pubblico, con l’obiettivo di “svecchiare” il testo originale datato 1934. Non tutto, tuttavia, è perfetto: il rude riferimento al sequel, qualche pratica incongruenza, lo scola