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Visualizzazione dei post da febbraio, 2016

Oscar 2016 - Tutte le recensioni - Premi

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Si è appena conclusa la notte degli Oscar, sono molto felice per la vittoria di “ Spotlight ” come miglior film , un'opera rigorosa e morale. 6 Oscar per Mad Max: Fury Road . Miglior momento : statuetta al grandissimo Morricone! Nomination senza prem io :  The Martian ( 7 a 0 ) Carol ( 6 a 0 -si c! ) e Star Wars (5 a 0). Di seguito elenco vincitori e recensioni.

Zootropolis - Recensione

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Zootropolis è il nome di una città abitata dagli animali, e divisa in quartieri che rispettano gli ecosistemi necessari alla sopravvivenza di ogni specie che la abiti. Una capitale ideale, in cui non importa se sei basso o alto, magro o grasso, preda o predatore...tutti convivono in, apparente, armonia. Judy Hopps è una coniglietta di campagna che aspira a realizzare il suo sogno: fare la poliziotta in questa grande e moderna città. Per far carriera dovrà però risolvere un caso di sparizione in 48 ore, aiutata dalla truffaldina volpe Nick Wilde. La metropoli del titolo è un universo antropomorfo, dove tuttavia vigono regole e abitudini tipiche del modo umano. A parte due momenti irresistibili, come la scena dei bradipi (già vista però nel trailer) e la visita al centro naturista, il film procede per schemi narrativi logori e risaputi, anche per i più piccoli.

Il club - Recensione

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Sulla costa del Cile, in un villaggio sul mare alla fine del (di un) mondo, c’è una casa abitata da quattro preti e una suora; ognuno di loro deve espiare una colpa. Una piccola comunità che vive d’espedienti e naviga a vista, ma un giorno arrivano un quinto sacerdote e Sandokan (nome da pirata) che con le sue sconce grida scuote la nave. Opera a dir poco scomoda , con personaggi ripugnanti in situazioni estreme. Questo film del cileno Pablo Larraín tratta dello scandalo pedofilia che ha scosso la chiesa, ma a differenza di Spotlight , dall’impeccabile rigore, Il club è implacabile per asprezza e condanna . “ E Dio vide che la luce era cosa buona e separò la luce dalle tenebre ”; la pellicola si apre con questa frase tratta dalla Genesi, che diventa monito per chi guarda e ispirazione per il regista. Larraín conduce una messa in scena dagli interni cupi e dagli esterni plumbei, non si tratta di una pura formalità, ma diventa perfetta metafora della zona d’ombra di un privato oscur

The Danish Girl - Recensione

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Copenaghen, 1926. La storia raccontata è ispirata alle vite degli artisti Lili Elbe and Gerda Wegener, tratta dall’omonimo libro che a sua volta romanzava la realtà della coppia. Einar Wegener (Eddie Redmayne), paesaggista di talento, un giorno sostituisce la modella assente della moglie ritrattista (Alicia Vikander). Indossare abiti femminili genera però nell’uomo una subitanea confusione interiore, che lo accompagnerà attraverso un percorso di consapevolezza e cambiamento. Chi ammira l’estrema ricercatezza formale della pellicola, non confonda l’eleganza con la maniera di un prodotto che mira a raggiungere un vasto pubblico. Una raffinata messa in scena non basta a compensare un testo edulcorato con l’obiettivo di ammorbidire ogni elemento scomodo o qualsivoglia situazione d’attrito. “The Danish Girl” è una trasposizione molto delicata, perché addomesticata a favor di sensibilità popolare, che non a caso si apre e si chiude con due basici simbolismi di sconfortante e prevedib

Il caso Spotlight - Recensione

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  Questo film è ispirato, purtroppo, da una storia vera. Nel 2001, un team di giornalisti denominato “Spotlight”, realizza per il quotidiano Boston Globe un’inchiesta che svela molti (troppi) episodi di pedofilia avvenuti nella Chiesa Cattolica americana. La serie di articoli scritti sul caso, nel 2003 vincerà il Premio Pulitzer come miglior servizio pubblico . Attenendosi rigorosamente ai fatti, Tom McCarthy dirige e racconta una vicenda densa, grave ma doverosa, che spezza un’indegna ragnatela d’insabbiamenti. Il regista tesse le lodi di un giornalismo “socialmente utile”, spazzando via ogni cliché denigratorio sulla professione. La sua è una regia snella e controllata, priva di artifici, e al servizio di un realismo minimalista che colpisce per intensità drammatica. Uno script (da Oscar) preciso e arguto, di estremo rigore formale e testuale, che preferisce l’etica alla morale, la sommessa coerenza alla tronfia esaltazione. Un cinema classico, alla buona vecchia maniera, dedit

Deadpool - Recensione

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Wade Wilson (Ryan Reynolds), mercenario ed ex Forze Speciali, trova la donna giusta in Vanessa (Morena Baccarin) ma scopre di avere il cancro. Per salvarsi si sottopone a un esperimento che risveglia il gene mutante nel suo DNA. Qualcosa va storto, e cercherà di vendicarsi del dottore che lo ha creato. Film ispirato all'omonimo personaggio ideato nel 1991, del quale la pellicola racconta le origini. L'ultima frontiera dei cine- comics li vuole anticonformisti e scomodi, ideale quindi raccontare le gesta di un "eroe" per caso che si diverte a uccidere e a fare l'idiota. "Deadpool" è diretto dall'esordiente Tim Miller, e interpretato da una star reduce da un comic flop (Lanterna Verde); è quindi un progetto che ha faticato non poco, prima di trovare il budget (basso) per la sua produzione. Attesa ripagata per i fan, perché non solo si sta rivelando un successo al botteghino, ma è anche una delle pellicole marvelliane più divertenti.

L'ultima parola - La vera storia di Dalton Trumbo - Recensione

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Stati Uniti, fine anni ’40. Siamo in piena Guerra Fredda, e i nemici sonno due: la minaccia atomica e il comunismo. La paranoia spinge alla creazione della Commissione per le attività anti-americane. Tra le principali attività di questa istituzione, quella di perseguitare chiunque manifesti palesemente la propria inopportuna militanza politica; artisti compresi. Le figure più tartassate nella Hollywood d’epoca sono gli sceneggiatori, e tra questi Dalton Trumbo (Bryan Cranston), che rifiutandosi di rispondere alla commissione d'indagine che lo accusava d’idee troppo liberali, fu condannato a undici mesi di carcere. Il film racconta le conseguenze di queste ingiustizie subite, sia sul lavoro, perché a Trumbo viene impedito di esprimersi sotto ogni forma, e in famiglia, con la moglie (Diane Lane) e i figli sempre pronti a sostenerlo. A peggiorare la situazione, la perfida giornalista Hedda Hopper (Hellen Mirren), che alimenta con i suoi articoli una pressante campagna diffamatori

Before Sunset - Prima del tramonto - CULT

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Il film è il seguito di “ Prima dell’alba ” (1995). Dopo nove anni dal loro breve incontro a Vienna, Jesse ( Ethan Hawke ) e Celine ( Julie Delpy ) si ritrovano adulti a Parigi. Lui è diventato uno scrittore di successo, e lei approfitta della presentazione di un suo libro per incontrarlo. Questa volta hanno a disposizione un solo pomeriggio per chiacchierare e passeggiare, tra vicoli e piccoli locali, tra ricordi, rimpianti e qualche compromesso. Secondo capitolo della trilogia diretta da Richard Linklater , con stessa squadra e formula. Una struttura narrativa che si articola attraverso dialoghi fiume che la preziosa e meticolosa qualità di scrittura rende naturali e coinvolgenti. La sceneggiatura, scritta a sei mani dal regista e dai due attori protagonisti, ha ricevuto una meritata nomination agli Oscar. Grazie a un tocco leggero e intimista, Linklater dipinge lo scorrere del tempo perduto con la sottile nostalgia di un passato che poteva, o può ancora, diventare futuro.

La ricompensa del gatto - Recensione

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  E’ stato proiettato per soli due giorni nei cinema italiani questo film d’ animazione del 2002, prodotto dal mitico Studio Ghibli . La storia racconta le avventure dell’adolescente Haru, studentessa liceale, che un giorno salva la vita a un gatto che sta per essere investito da un camion. Non si tratta però di un micio qualsiasi, ma del principe del Regno dei gatti…e ora tutti i sudditi dell’allegra monarchia vogliono ringraziarla; a tal fine viene rapita! Ad aiutare Haru sarà il compassato Baron con i suoi assistenti: il rude Muta (Mucca) e il corvo Toto. Rispetto alle altre produzioni di questa straordinaria casa delle idee, che ha prodotto tutta la filmografia di Hayao Miyazaki , questo film stupisce con toni più leggeri, decisamente da commedia.

1981: Indagine a New York - Recensione

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Abel Morales ( Oscar Isaacs ) è il titolare di una compagnia di trasporti petroliferi che si trova a dover chiudere un importante affare in soli 30 giorni. In questo breve periodo subisce furti, minacce e l'inchiesta del detective Lawrence (David Oyelowo), che indaga sulle sue finanze. A fargli pressione, anche la moglie Anna ( Jessica Chastain ), che pur di concludere lo spinge verso ambigue scorciatoie. J.C. Chandor , al terzo film, si conferma una delle figure più brillanti del cinema indipendente americano. In quest'opera, il regista ha il coraggio di proporre in un contesto anacronistico, quel 1981 passato alla storia per l'anno più violento * che la Grande Mela ricordi, un tema non nuovo: l'esile linea di confine che divide l'uomo dal criminale. E' la parabola di un essere umano che si batte per avere le mani pulite in un mondo sporco. E' l'eterna lotta bene contro male, caratterizzata da una fame di denaro che fagocita anime. La regia è so

The Hateful Eight - Recensione

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Qualche anno dopo la Guerra Civile (1861-65), una diligenza corre attraverso il paesaggio nevoso del Wyoming. Al suo interno il cacciatore di taglie John Ruth (Kurt Russell) e la sua ultima cattura, la criminale Daisy Domergue (Jennifer Jason Leigh). A causa del tempo perso in incontri fortuiti, e per l'arrivo di una tempesta, sono costretti a fermarsi in uno sperduto emporio insieme ad altri loschi figuri. Ognuno di questi otto personaggi è in cerca di qualcosa o qualcuno, e non tutti dicono la verità...La pellicola è divisa in 6 capitoli e può contare su un cast ricco e di fedelissimi all'autore. Esclusi un Tim Roth che fa l'imitazione di Christoph Waltz , e un imbolsito Michael Madsen, il resto degli attori è in gran forma; su tutti J. J. Leigh, finalmente in un ruolo degno del suo talento, e Samuel L. Jackson che rifà il mitico Jules di " Pulp Fiction ". Attenzione però, non fatevi ingannare dall'incipit panoramico, con magnifica musica di Ennio Mor

Il figlio di Saul - Recensione

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Ottobre 1944, ad Auschwitz-Birkenau. Saul (Géza Röhrig) è costretto a svolgere il ruolo di Sonderkommando, in pratica fa parte di un gruppo di ebrei obbligati a ripulire le barbarie commesse dai nazisti. Si ritrova così, sospeso, come la sua vita, in una terra di mezzo tra vittime e carnefici, follia e ragione. Un giorno, tra uno dei corpi emersi dalle camere a gas, sembra riconoscere suo figlio. Inizia così una corsa contro il tempo per dare al ragazzo una degna sepoltura, e trovare un rabbino che la onori. Ogni film sulla Shoah, giustamente, alimenta un dibattito sulla rappresentazione dell’orrore. Per il suo debutto, il regista ungherese László Nemes adotta un classico e rigoroso formato 4:3 , in pratica un quadrato con gli angoli arrotondati, che ricorda una diapositiva, e fa scattare l’”effetto memoria”. Questo ristretto spazio filmico svolge molteplici funzioni: amplifica il senso di prigionia e oppressione, restituisce uno stile asciutto prossimo al documentario, sottolinea