Underground - Capolavoro

C’era una volta un paese, e la sua capitale era Belgrado. Con queste parole comincia il capolavoro del 1995, Palma d’oro a Cannes, del regista serbo Emir Kusturica. Il film inizia il 6 aprile 1941, nella Jugoslavia della seconda guerra mondiale. La pellicola è una metafora sulla storia di questa nazione, rivista attraverso le vicende dei due amici Marko e Nero, entrambi innamorati della bella attrice Natalija. Non è un caso, ad esempio, che parte del film sia ambientata all’interno di un sotterraneo/polveriera abitato da una comunità eterogenea e allo sbando, come la varia umanità balcanica, il cui esuberante temperamento diventa la chiave espressiva di un’opera eccessiva e debordante.
“Underground” è un dramma corale, in cui la grottesca poetica e la caotica estetica di Kusturica, trovano il loro apice. Attraverso uno sguardo onirico e surreale, il regista rilegge mezzo secolo di storia, spiazzandoci con una reiterata serie d’invenzioni visive/narrative, al ritmo pirotecnico delle musiche di Goran Bregovic. Da brividi il finale, dove i protagonisti si ritrovano su un’ansa del Danubio a forma di Jugoslavia, che staccatasi dalla terraferma va alla deriva, dove il sogno lascia il posto all’inganno e all’amarezza. Kusturica gira proprio mentre la guerra infiamma i Balcani, e reinventa dalle fondamenta il genere war-movie, spazzandone via i consueti elementi; qui le sofferenze del popolo lasciano il posto a un humour sinistro, i combattimenti a intrecci passionali, in cui tutti sono vittime e carnefici. Un film storico, in ogni senso.

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