Dark shadows - Recensione

Il film è tratto dall’omonima serie TV andata in onda, sull’ABC, dal 1966 al 1971. 1772, Barnabas Collins (Johnny Depp), colto dalla maledizione di una strega (Eva Green), viene trasformato in vampiro e sepolto “vivo”. 1972, la tomba viene aperta, Barnabas si trova in un mondo molto diverso, torna a casa, trovandovi nuovi eredi e vecchi problemi. All’ottava collaborazione, la rinomata ditta Burton-Depp, ci consegna un film tecnicamente buono, con scenografie, costumi e make-up capaci di valorizzare le sontuose costruzioni visive: un sunto dell’estetica burtoniana, che però nulla aggiunge all’universo immaginifico del regista, spogliato della poesia/magia delle opere migliori. Una sceneggiatura pasticciona, che accumula troppi temi (sesso, amore e morte), generi (horror, commedia, grottesco), mostri (streghe, licantropi, fantasmi, vampiri), e qualche tempo morto….finendo per rendere alcuni personaggi inutili (Roger Collins-Jonny Lee Miller) o perdendone di vista altri, che sono centrali nella storia (Victoria Winters-Bella Heathcote). Come se non bastasse, spreca Michelle Pfeiffer e la moglie Helena Bonham Carter, a cui riserva un finale, degno del peggior film di genere. Dopo il piattume da incasso di “Alice in wonderland”, siamo alla seconda delusione consecutiva. Una pellicola con poca personalità, inaccettabile da un autore, che per stile e temi, elogia l’unicità. L’impressione è che Burton abbia già sparato tutte le cartucce, e le abbia rimesse, a salve, nello stesso tamburo. Declino o momentaneo blocco artistico? Confido nella seconda ipotesi. VOTO 5/6

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