La grande bellezza - Recensione

Jep Gambardella (Toni Servillo), a 65 anni è un noto giornalista dandy che frequenta la Roma più mondana e superficiale, passa da una festa all’altra, tra compagne occasionali, intellettuali snob, amici malinconici e trenini senza meta. Il nuovo film di Sorrentino si snoda tra veloci carrelli, immagini evocative, dialoghi briosi e un riconoscibile gusto del grottesco che diventa riflessione. Il regista dipinge, con sguardo cinico, un’umanità sfatta e rifatta, che si compiace della sua indolente e miserabile vacuità, sullo sfondo di una Roma ricca di Storia e arte, quanto misera d’ideali.
Non si può non pensare a “La dolce vita”, stessa frammentaria struttura narrativa, un protagonista cicerone e i vizi della città eterna, ma le similitudini finiscono qui, perché lo stile personale di Sorrentino fa sue visione e messa in scena. A volte, purtroppo, la regia eccede in compiaciuti virtuosismi e aggiunge quando si dovrebbe togliere, perdendo in compattezza, ma l’operazione rimane degna di nota, perché sorretta da bravi interpreti e da una generosa vivacità creativa, merce ormai rara nell’omologato cine-panorama italico. Un’opera ambiziosa e filosofica, a tratti ridondante ma spesso affascinante. VOTO 7+

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