Il grande e potente Oz - Recensione

Ideale prequel del capolavoro di Victor Fleming con Judy Garland, la pellicola svela le origini del leggendario mago e del suo arrivo nel regno di Oz. Più che il film del ’39, ricorda però il brutto “Alice in Wonderland” di Burton, stesso produttore, stessa smania d’incassi. La storia è infarcita di troppi prevedibili e leziosi siparietti, la noia affiora spesso e il ritmo, in più punti, necessita di una decisa sferzata; rimane preferibile il bonario e ingenuo schematismo dell’originale. Affascinanti le tre streghe, la più convincente è Rachel Weisz, mentre James Franco sembra più spaesato che divertente.
A salvare la pellicola, il sottotesto metacinematografico, che omaggia forma e magia della settima arte, si noti la prima parte col passaggio dal b/n in 4:3 ai caleidoscopici 16:9, ma anche, sul finale, l’elogio al potere delle immagini, alla fascinazione creata dal proiettore e a Thomas Edison. Se voleva essere un omaggio è riuscito, il film un po’ meno…gradevole, nulla più. Rimane una favola per soli bambini, in cui purtroppo, la vena grottesca di Raimi è assente, soffocata da un’abbuffata d’immagini digitali che fa rimpiangere gli scheletri di plastilina de ”L’armata delle tenebre”. Un’opera che risulta, soprattutto, un grande e potente compromesso. VOTO 6

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