Re della terra selvaggia - Recensione

Hushpuppy (Quvenzhané Wallis), vive col padre in una baracca, immersa nella natura del delta del Mississippi, ma anche se la vita la mette a dura prova, con caparbia testardaggine, affronterà ogni avversità. A salvarla sarà il suo istinto animale, e il passaggio all’età adulta, le indicherà il suo posto nell’universo. Un esordio folgorante, diretto a soli 29 anni da Behn Zeitlin, eppur contraddistinto da un maturo livello tecnico e narrativo. Un’opera prima, che trova nella sua piccola protagonista, una straordinaria e struggente bussola emotiva, capace di guidarci nel “suo” ecosistema.
Un romanzo di formazione, essenziale e viscerale, ricco di suggestioni, che sposa stile documentaristico ed estetica minimalista, trovando un felice equilibrio tra realismo e favola, senza sbavature. Un piccolo budget, per un grande risultato. Uno di quei pochi film che fa riflettere sul potere delle immagini, perché ha il coraggio di creare un mondo “altro”, capace di stupire cuore e occhi, e il merito di portare al cinema, nuova e fresca energia creativa. Nascita di un autore? Intanto segnatevi questo nome: Behn Zeitlin.VOTO 7/8

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