J. Edgar - Recensione

Biopic sul leggendario capo dell'FBI: Hoover, secondo Eastwood, con alcuni pregi e tanti difetti. Opera permeata di classicismo, ormai vero marchio di fabbrica del grande Clint, che sceglie di concentrarsi sulla storia privata del protagonista, limitandosi purtroppo, solo a sfiorare cinquant’anni di Storia americana. Eastwood e lo sceneggiatore Black indagano con la giusta empatia astenendosi dal dare giudizi, però, per raccontare le tante (troppe?) facce di Hoover, optano per una narrazione frammentaria, che accumula molti flashback slegati, che lasciano tante domande ma poche risposte, e più che fondere, confondono. Eccellente il cast, DiCaprio trasmette tutta la solitudine di un uomo che non riesce ad amare e ad essere amato, piegato da un’educazione rigorosa e dal conformismo dell’epoca, ottima spalla si rivela Armie Hammer (Clyde Tolson) braccio destro di una vita intera, che ne porta alla luce le difficoltà relazionali, svelandone la repressa omosessualità. L’ottimo lavoro degli attori, viene però sminuito da un trucco più caricaturale che funzionale, vedi il povero Hammer, che da anziano diventa una risibile maschera grottesca, per non parlare di un doppiaggio decisamente nocivo, che non rende giustizia alle performance di DiCaprio. Qualche emozione s’insinua, ma la discontinuità del racconto soffoca qualsiasi climax narrativo; Eastwood ci aveva abituati a ben altro….VOTOT 6,5

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