Io sono leggenda - Recensione

Siamo nel 2012 in una New York ormai “vera” giungla d’asfalto, un virus ha annientato la razza umana trasformandola in vampiri/zombie, unico sopravvissuto è Robert Neville (Will Smith), che combatte la solitudine con la compagnia del suo cane e nella disperata ricerca di un antidoto. Tratto dal bellissimo romanzo del 1954, scritto da Richard Matheson, un libro di cui consiglio la lettura e che avvince e appassiona dall’inizio alla fine, a differenza del film.  Non è certo facile costruire una storia su un solo personaggio, il regista Francis Lawrence lo fa aiutato dal divo più potente di Hollywood, da una scenografia incredibilmente realistica e da effetti speciali (finalmente) dosati con parsimonia, intrattenendo in maniera intelligente per tutta la prima parte del film e creando un crescente clima d’angoscia e tensione che riesce nel difficile doppio intento di stupire ed emozionare. Per quasi un’ora, il solido equilibrio tra forma e sostanza regge, illudendoci che un blockbuster possa e debba dire qualcosa di diverso, ma purtroppo viene spezzato con i sempre più frequenti flasback esplicativi e con l’arrivo del personaggio di Anna, franando rovinosamente in un finalaccio di genere che non meritava. Bravo Will Smith, che regge anche i primi piani più impegnativi con uno stile da fuoriclasse, di mestiere invece la regia di Lawrence, che poteva sfruttare il plot rivelandoci ossessioni e paure contemporanee o le rovine (non solo fisiche) di un Occidente ormai vuoto e desolato, ma ha preferito rincorrere le chimere del box-office. VOTO 6,5

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