A Ciambra - Recensione

Pio Amato è un giovane rom – nella vita e nel film – che vive con la sua numerosa famiglia in un campo nomade denominato ‘A Ciambra’ nella zona di Gioia Tauro. Nello stesso luogo abita anche una comunità africana che i rom chiamano ‘i marocchini’. Il giovane cineasta Jonas Carpignano, ci conduce in un mondo “altro”, una terra di nessuno dove i bambini fumano, gli adolescenti rubano e gli adulti sono più in carcere che a casa. Una realtà famigliare estrema nella quale il reato è vissuto come occasione di riscatto sociale. Il regista, camera a mano onnipresente, pedina e osserva i suoi protagonisti senza mai giudicare, cercando di catturare il reale, l’essenza del personaggio e i suoi moti dell’animo.
Una coproduzione internazionale, e vero e proprio progetto di world cinema, che raccoglie un cast tecnico cosmopolita e un’identità da docu-fiction. Per tutta la durata dell’opera viene da chiedersi quale sia il confine tra realtà e finzione. Un romanzo di formazione criminale che, nonostante qualche schematismo narrativo (dannazione-redenzione) e visivo (innesti onirici), conquista per la sua genuina imperfezione e per lo scomodo e inedito punto di vista nell’asfittico cine-panorama tricolore. Anche il tamarro sottofinale con hit musicale del momento collima con il miraggio di un mondo dai soldi facili. Finalmente un nuovo autore italiano da tenere d’occhio. VOTO 7

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Scheda tecnica
titolo originale A Ciambra
genere drammatico
anno 2017
nazionalità Italia/Francia/Germania
cast Pio Amato, KoudousSeihon, Iolanda Amato, Damiano Amato, Cosimo Amato
regia Jonas Carpignano
durata 120'

sceneggiatura Jonas Carpignano

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