Wild - Recensione



Tratto da una storia vera. Nel 1995 Cheryl Strayed (Reese Witherspoon) percorre 1.600 km del Pacific Crest Trail, tra Messico, California e Canada. La donna attraversa foreste, deserti e paesaggi innevati, con l’obiettivo di ritrovare se stessa, e superare i dispiaceri famigliari e i pericoli di un’esistenza ormai allo sbando. Affrontare un percorso fisico e interiore le permetterà di vedere la vita da un'altra prospettiva… Non si tratta di una versione al femminile di “Into the wild”: se quello era un racconto di simbiosi con la natura, questo è di convivenza forzata, quindi il mood è meno paesaggistico (non aspettatevi immagini da cartolina) e più esistenzialista. Tra autodistruzione, lacrime e sacrifici, una storia di rivalsa, la cui linearità non lascerebbe mai pensare fosse scritta dal noto romanziere Nick Hornby…

Il film è stato candidato a due premi Oscar, miglior attrice protagonista e non protagonista (Witherspoon e Laura Dern), ed è diretto da Jean-Marc Vallèe (Dallas Buyers Club). La pellicola ha nel viaggio emotivo, ricostruito con l’uso (a tratti confuso) di flashback, il suo punto forte.  La regia, non è molto incisiva, ma di certo sensibile, e la pellicola riesce a creare empatia con lo spettatore. Opera a tratti debole, ma dal vigoroso messaggio: trovare la forza di andare avanti non è semplice, ma anche un piccolo passo può diventare un gesto potente. VOTO 6+

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