La vita di Adele - Recensione

Adele (Adele Exarchoupolos) è un'adolescente che con le prime pulsioni sessuali scopre l'attrazione per le donne. In un bar gay conosce Emma (Léa Seydoux), con la quale nascerà una storia d'amore e passione, travolgente, che accompagnerà Adele fino all'età adulta. Un'opera senza filtri e compromessi, che cattura la realtà in tutte le sue imperfezioni e ne ruba i preziosi attimi attraverso la misteriosa fragilità del volto umano, contenitore primario di emozioni. Incredibile e innovativa la regia, una camera a mano che si auto-annulla con inquadrature strettissime per inseguire il tempo che passa e la fame di vita di Adele.
Primissimi piani che si spingono oltre le trame di scrittura, smarrendo personaggi e situazioni, come nella vita reale. Straordinarie le due attrici protagoniste, la cui viva alchimia si fonde a sguardi intensi e scene di sesso lunghe, esplicite e a tratti disturbanti. Il regista tunisino Abdellatif Kechiche, con implacabile e ostentato realismo, ci regala una regia dal rigore impressionante, e 3 ore che sono un piacere per gli occhi, in un trionfo di realismo, pathos e poesia. Cinema allo stato puro. VOTO 8/9

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