Frankenweenie - Recensione

Tim Burton nel 1984 realizzò un corto live action, con protagonista un bambino che riporta in vita il proprio cane, con lo stesso metodo del mostro Frankenstein. Nel 2012 il regista crea un lungometraggio d’animazione stop motion, tecnica già usata ne “La sposa cadavere”, che ne riprende il concept sviluppandolo. Da subito si ritrovano tutti gli elementi tipici del suo cinema, e appena scopriamo che i compagni di classe del protagonista sono dei freaks mortiferi, veniamo rapiti dalla magia del gotico universo burtoniano. Non mancano nemmeno i consueti omaggi e citazioni a Vincent Price, Bela Lugosi e ai classici dell’horror anni ’50. Indubbio quindi il fascino dell’impianto visivo, molto meno quello di scrittura.
La storia purtroppo risulta appiattita da una cronica mancanza d’idee, e certe soluzioni narrative gridano vendetta, soprattutto nel finale. Una favola grottesca, che purtroppo conferma la crisi creativa del regista, dopo il pessimo “Alice in Wonderland” e il disastroso “Dark Shadows”. Speriamo proprio che questo ritorno al passato rappresenti un nuovo punto di partenza per un autore così importante, perché lo stile c’è, manca l’ispirazione. VOTO 6,5

Commenti

  1. il signor baffino e le sue predizioni sono una genialata che fanno ben sperare.alice e dark shadows sono orribili.non sarà un capolavoro ma mi è piaciuto frankenweenie.speriamo bene

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  2. Hai ragione! Signor baffino e la sua padroncina Stranella, sono geniali, se ci penso mi viene ancora da ridere :-)

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