127 ore - Recensione

Un solo personaggio in un solo ambiente, un esercizio di stile che richiede molta abilità per poter “riempire” i 90’ minuti del film: cosa buona e giusta in questi casi, è lavorare di fino sulla sceneggiatura, sul protagonista, sulle azioni e le conseguenze della sua vita al limite; questo però, viene fatto solo in piccola parte. Un istrione dell’immagine come Danny Boyle, dovendo scegliere tra forma e sostanza, ha ovviamente optato per la prima, dando libero sfogo a tutto il suo virtuosismo tecnico e artistico: eccedente uso di split screen, scontati ralenti, e un uso funzionale/strumentale di una musica a dir poco eclettica, spesso troppo invasiva; se a questo si aggiunge pure una delle migliori scene della storia del cinema di product placement…Una buona fotografia, un ottimo James Franco e le scene dei ricordi di famiglia (che suonano false e poco coinvolgenti), purtroppo non bastano a sopperire all’ego smisurato del regista, che invece stempera le emozioni di una storia vera, che avrebbe meritato mano più sensibile. VOTO 5,5

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