Strade perdute - CULT
Film del 1997,
diretto da quell’oscuro genio di David Lynch. Storia: Fred Madison (Bill Pullman) musicista jazz di Losa Angeles,
uccide la moglie fedifraga (Patricia Arquette), roso dai sensi di colpa, si rifugia in una vita parallela, tra
le pieghe malate della sua psiche. L’entrata in
scena del giovane motociclista Pete Dayton (Balthazar Getty), ci catapulterà
nel più classico triangolo noir, con un’iconica bionda femme fatale (sempre Arquette).
La struttura narrativa s’ispira al Nastro di Möbius, simbolo
ideale per questa narrazione, perché in matematica è una figura composta da due
superfici che si possono percorrere all’infinito senza che mai s’incrocino,
proprie come la vie del raziocinio smarrite da Fred. È come cadere in slow motion in un misterioso incubo dalla forte
componente surrealista. I due coniugi, rinchiusi tra domestici interni
asfissianti e posseduti da forze invisibili e opprimenti, sembrano schiavi di
cose non dette e sentimenti repressi, e un’estenuante tensione s’insinua nella
coppia. Atmosfere dark e suggestioni gotiche contribuiscono ad alimentare le
ossessioni dei protagonisti, ispirate da ricordi frammentari e mai in ordine
cronologico, che distorcono realtà e percezione.
La mente imbocca così strade perdute, che respingono la realtà a favore di un altro punto di vista, più personale e fantastico, che vorrebbe negare ogni accesso al Male. Memorabili alcuni momenti bizzarri, permeati dall’emozionale e sonnambula poetica del regista, su tutti: l’uomo nero, pallido, che risponde al telefono e una cabina telefonica che brucia in mezzo al nulla. Il segreto per vivere al meglio la visione di un film di Lynch è che lo spettatore NON deve affaticarsi a decifrare ogni singola sequenza, ma lasciarsi trasportare dal flusso stimolante delle sue eccentriche immagini, e coglierne il messaggio, per poi verificarne la coerenza. “Lost Highway” (in originale) è un film sull’ansia di vivere, sull’umana insicurezza e sull’essere all’altezza di ogni situazione, dell’uomo moderno. La lettura di questo trattato, com’è uso nel cinema del visionario dell’artista, passa attraverso logiche oniriche, e la morte dell’uomo comune è annunciata attraverso la voce filtrata e meccanica di un citofono. SP non è forse tra i capolavori di Lynch, ma di sicuro è un altro dei suoi allucinati deliri in celluloide, imperdibili e di culto. TRAILER
La mente imbocca così strade perdute, che respingono la realtà a favore di un altro punto di vista, più personale e fantastico, che vorrebbe negare ogni accesso al Male. Memorabili alcuni momenti bizzarri, permeati dall’emozionale e sonnambula poetica del regista, su tutti: l’uomo nero, pallido, che risponde al telefono e una cabina telefonica che brucia in mezzo al nulla. Il segreto per vivere al meglio la visione di un film di Lynch è che lo spettatore NON deve affaticarsi a decifrare ogni singola sequenza, ma lasciarsi trasportare dal flusso stimolante delle sue eccentriche immagini, e coglierne il messaggio, per poi verificarne la coerenza. “Lost Highway” (in originale) è un film sull’ansia di vivere, sull’umana insicurezza e sull’essere all’altezza di ogni situazione, dell’uomo moderno. La lettura di questo trattato, com’è uso nel cinema del visionario dell’artista, passa attraverso logiche oniriche, e la morte dell’uomo comune è annunciata attraverso la voce filtrata e meccanica di un citofono. SP non è forse tra i capolavori di Lynch, ma di sicuro è un altro dei suoi allucinati deliri in celluloide, imperdibili e di culto. TRAILER
Scheda tecnica
titolo
originale
|
Lost
Highway
|
genere
|
thriller
psicologico, drammatico
|
anno
|
1997
|
nazionalità
|
U.S.A.,
Francia
|
regia
|
David
Lynch
|
durata
|
135'
|
sceneggiatura
|
David
Lynch e Barry Gifford
|
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