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Visualizzazione dei post da gennaio, 2019

Se la strada potesse parlare - Recensione

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Primi anni ’70, Harlem, Manhattan . La diciannovenne Tish e il ventiduenne Fonny si amano e stanno aspettando un bambino. Il ragazzo però viene ingiustamente accusato di stupro e incarcerato. Quale sarà il futuro di questa famiglia? Il regista Barry Jenkins reduce dalla sorprendente (?) vittoria dell’Oscar al miglior film con Moonlight , porta sul grande schermo la trasposizione di un romanzo del 1974 di James Baldwin. Colori caldi, toni pacati, musica avvolgente. Il cineasta pone in essere una fascinazione visiva che cattura sguardo e attenzione dello spettatore. La platea viene rapita e accompagnata nella comfort zone della nascita di un amore, ma quando si riaccendono le luci in sala l’illusione svanisce, e ci si ritrova con un pugno di mosche in mano.Tensioni razziali e familiari, rabbia e ingiustizie, rimangono sullo sfondo sostituite da un melenso e ingiustificato ottimismo. Attraverso una ricercata composizione dell’immagine, Jenkins sembra più interessato a fornirci un’estat

La favorita - Recensione

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Primi anni del XVIII secolo. Alla corte della fragile e rassegnata Regina Anna d’Inghilterra (la sublime Olivia Colman), due cugine (le perfette Emma Stone e Rachel Weisz ) si contendono i favori della sovrana. Sin dai titoli di testa, con le lettere disposte come il plotone di un esercito, percepiamo che assisteremo a una guerra. Un duello senza esclusione di colpi, nel quale ogni personaggio tenta disperatamente di definirsi grazie all’altro, in un costante ribaltamento dei ruoli di vittima e carnefice. Regia cinefila in puro Kubrick style ( Barry Lyndon docet), attrici da standing ovation, comparto tecnico curatissimo, eppure qualcosa non brilla. Il talentuoso regista greco Yorgos Lanthimos dirige per la prima volta una storia non scritta da lui, ed è proprio la sceneggiatura a non eccellere per originalità. In alcuni passaggi, il plot si adagia su consolidati schemi da intrigo di corte, con situazioni già viste e battute già sentite. Il cineasta però non si limita a racconta

Benvenuti a Marwen - Recensione

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L’illustratore Mark Hogancamp ( Steve Carell ) subisce un brutale pestaggio fuori da un pub. In preda all’alcool aveva candidamente dichiarato a un gruppo di teppisti che gli piace indossare scarpe da donna. Sopravvissuto all’aggressione, l’artista costruisce un villaggio in miniatura abitato da bambole e soldatini, nel quale rifugiarsi con la fantasia. L’arte come terapia. Grazie al potere del suo talento artistico, Mark riesce ad affrontare fantasmi e a sconfiggere paure.Non basta un’interessante storia vera e gli effetti speciali in performance capture per fare un buon film. Soggetto e tecnica devono essere legati da una sceneggiatura che restituisca profondità.Dal regista di Forrest Gump ci aspettavamo qualcosa di più del pacchetto base biopic: frase iniziale “Tratto da una storia vera”+ agiografia + foto finale del vero Mark.Lo sceneggiatore Zemeckis , invece, si adagia sulla banalizzazione di situazioni e personaggi. Paradossalmente,  nella vita reale sono tutti buonissimi o

Vice - Recensione

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Dick Cheney nel 1963 è solo un operaio squattrinato arrestato per guida in stato di ebbrezza. Dal 2000, invece, è di fatto il “presidente ombra” degli Stati Uniti. Grazie a una re-interpretazione legale e personale della Costituzione Americana, acquisisce un potere esecutivo totale che gli permette di essere l’organizzatore delle peggiori guerre internazionali dell’epoca. Il regista Adam McKay, dopo il successo de La grande scommessa , ha ormai un tocco riconoscibile. Uno stile condito con qualche cameo, abbondanti dosi di sarcasmo e che sfida i convenzionali schemi di sceneggiatura. I titoli di coda diventano solo una messa in scena, complici e intrallazzi rimarranno per sempre senza volto e la quarta parete viene sfondata per ricordarci che quanto raccontato riguarda tutti noi. Interpretazione trasformista di Christian Bale , e nei panni della cinica moglie del protagonista, una Amy Adams spietata e abile nell’influenzare decisioni che cambiarono la Storia. Un revenge movie polit

Aquaman - Recensione

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Arthur (Jason Momoa) è il figlio meticcio di Atlanna ( Nicole Kidman ) regina di Atlantide e di un guardiano del faro. Un’imminente guerra mondiale costringe il nerboruto ragazzo a reclamare il trono, ma dovrà vedersela col fratellastro (un liftato Patrick Wilson). Il regista James Wan non ci fa mancare proprio nulla: una favola con intrighi di palazzo, un’ambientazione acquatica inedita per un cine- comic DC e una caccia al tesoro che cita i capisaldi del genere avventuroso (Goonies e Predatori dell’arca perduta). Un successone in Cina, grazie a echi pop: la battaglia dei tre regni, l’apparizione finale del kaiju e una scazzottata in Sicilia (!) in stile Power Rangers…E’ vero, c’è una sorprendente art direction, uno dosato score elettronico e un ruffiano, ma d’obbligo, messaggio ecologista. Addirittura una scelta controcorrente: un cattivo nero nell’ipocrita Hollywood del 2018! Ok, qualche passaggio funziona, ma il tutto annega in un’orgia visiva da gigantismo CGI che sublima un’e

Suspiria - Recensione

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Berlino, 1977. Susie Bannion (Dakota Johnson) viene dall’Ohio per sostenere un provino con la nota coreografa Madame Blanc (Tilda Swinton). In breve, l’americana diviene protagonista dello spettacolo, ma alcune ballerine spariscono e l’edificio che le ospita sembra custodire atroci verità. Questa nuova versione ha una struttura teatrale, con sei atti e un epilogo, e spartisce con l’originale di Argento solo il soggetto, quindi, non è un remake . Guadagnino dribbla gli stilemi del genere horror anni ‘70, spiazzando i puristi, e rendendo le donne assolute protagoniste. L’iniziale girovagare della macchina da presa è già una dichiarazione d’intenti, di libertà espressiva nei confronti dell’originale. Cut brevi e d’atmosfera, grazie ai quali l’editing diviene linguaggio, e la danza un rituale che mutua corpi e arte. Ne emerge una disturbante esplorazione psicologica. L’orrore della memoria collettiva e il costante scontro generazionale, si rivelano i temi principali. Non a caso l’autore