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Visualizzazione dei post da 2017

Coco - Recensione

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Miguel Rivera è un bambino messicano con la passione per la musica e il bel canto, arti proibite nella sua numerosa famiglia matriarcale. Il nuovo film d’ animazione Pixar è ambientato in Messico nel suggestivo giorno di El Dia de los Muertos. Un’ambientazione inedita e tematiche più dark rispetto agli altri prodotti Disney . Ogni sequenza è però arricchita da costanti pennellate di vivido colore e da trascinante musica latina. Un cartoon “viaggio emotivo di formazione”, che invita a diffidare dei falsi miti, alla consapevolezza delle proprie radici e a preservare la memoria di chi non c’è più. Un’eterna lotta tra ricordo e oblio già messa in scena ne Il Libro della Vita , altra animazione con location in Messico. La sceneggiatura però si sviluppa in molte sottotrame, rendendo la visione tortuosa e poco comprensibile per i bambini.

La ruota delle meraviglie - Recensione

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Coney Island, anni ’50. Ginny (un’istrionica Kate Winslet ) è un ex attrice teatrale, oggi cameriera sposata con il rozzo giostraio Humpty (Jim Beluschi). La donna intrattiene una relazione extra coniugale col bagnino Mickey (Justin Timberlake), ma un bel giorno arriva Carolina (Juno Temple), figlia di Humpty in fuga da un passato criminale, e tutto cambia. A minare il fragile equilibrio emotivo di Ginny, ci pensa pure il piccolo Richie, figlio di primo letto e compulsivo piromane. Woody Allen torna a parlare di quella sottile linea di confine che demarca paura e amore, e sfocia nella folle gelosia. Il regista par ispirato dai fiammeggianti mélo di Douglas Sirk , e ne ripropone struttura e sgargiante forma. Nulla di nuovo, quindi, ma realizzato con cura e maestria.

Your Name. - Recensione

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In Giappone, un fenomeno misterioso, almeno due giorni la settimana, fa svegliare Taki nel corpo di Mitsuha, e viceversa. Lui è uno studente di Tokio, lei una coetanea che vive a Itomori, un paesino di campagna. Perché succede tutto questo? L’arte grafica dell' animazione di Makoto Shinkai raggiunge nuovi apici confermandolo autore orientale di successo e, in popolarità, degno erede del maestro Miyazaki . Your Name è meno lineare del precedente Il giardino delle parole , ma narrativamente più audace, con una trama che si sviluppa su più piani spazio temporali e una forte componente metacinematografica, dichiarata sin dall’incipit. La visione dentro un sogno colpisce l’occhio, come un meteorite che cade in un lago, e due sguardi si fondono l’uno nell’altro per sempre. Nulla sarà come prima. Il film diventa la ricerca (Taki, il futuro) di una perdita (Mitsuha, il passato) unita dal filo rosso del destino che s’intreccia tra lo scorrere ricorrente di sliding doors interrotte da

Star Wars: Episodio VIII - Gli ultimi Jedi - Recensione

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La coraggiosa mercante di rottami Rey ( Daisy Ridley ), dopo aver scoperto il proprio potere ne Il Risveglio della Forza e aver rintracciato Luke Skywalker (Mark Hamill), è di nuovo pronta a lottare con la Resistenza contro il malefico Primo Ordine e il Lato Oscuro.  Dopo un’ora di prevedibile tira e molla, con scene grottesche e tanta noia, il regista Rian Johnson mette da parte l’epica fantasy catturata nel precedente capitolo da J.J. Abrams, e sceglie il colpo di scena a ripetizione come unica chiave narrativa. Un espediente, però, che dopo un po’ crea assuefazione. Non mi convince nemmeno l’introduzione di nuovi inutili personaggi reali (Rose) e virtuali (i Porg – leggi merchandising) a scapito di altri ben più simpatici e affascinanti (Chewbecca e Phasma). Discorso a parte per Kylo Ren, per rilanciarlo si prova la versione senza maschera, ma rimane un personaggio imperfetto. Attenzione : nonostante il tanto fumo (rosso) negli occhi, l’amara verità è che il vecchio lascia post

Assassinio sull'Orient Express - Recensione

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In viaggio sull’Orient Express da Istanbul a Calais, Hercule Poirot si ritrova bloccato in treno da una valanga. Gli imprevisti non finiscono qui. L’investigatore si scopre nel bel mezzo di un misterioso delitto e con l’incombenza di dover scovare il colpevole. L’attore-regista Kenneth Branagh, complice un cast all-star, porta di nuovo in scena il più famoso giallo di Agatha Christie, confermandosi abile nello sfruttare il mezzo cinematografico, anche in piccoli spazi. Basta vedere, in tal senso, il funzionale carrello a piombo che ci svela l’omicidio. Che dire poi delle suggestioni digital-fantasy di paesaggi CGI, di una colonna sonora dalle tonalità old-style che però accompagna un montaggio vivace (vedi interrogatori). Avrete capito dunque, che in questa nuova versione antico e moderno convivono a favor di pubblico, con l’obiettivo di “svecchiare” il testo originale datato 1934. Non tutto, tuttavia, è perfetto: il rude riferimento al sequel, qualche pratica incongruenza, lo scola

Justice League - Recensione

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Scopiazzando la struttura narrativa di The Avengers anche la DC Comics riunisce i suoi eroi più famosi in una lotta vs. Steppenwolf, scialbo villain a capo dell’esercito di Apokolips: un’orda di cavallette giganti. Al posto del Cubo Cosmico, le Scatole Madri e il ‘leggero’ Joss Whedon che rimpiazza in corsa alla regia il più cupo Zack Snyder . La tribolata post-produzione, infatti, si fa sentire in un montaggio poco fluido, in qualche snodo del plot troppo telefonato e in un mancato equilibrio dei toni, che zompano dal tragico al comico in modo grossolano. Per i sei paladini, invece, gioie e dolori. Ho apprezzato l’inedita e consapevole vulnerabilità di Batman e l’iconico magnetismo di Wonder Woman , ma il resto del super-team è decisamente sottotono. Flash è relegato nel ruolo di spalla comica che non fa ridere, l’espressione inebetita di Superman è surclassata dai suoi pettorali in vista, Aquaman e Cyborg fanno da scenografia.

Thor: Ragnarok - Recensione

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In questo terzo capitolo Thor ( Chris Hemsworth ) deve affrontare la malefica sorella Hela ( Cate Blanchett ), Dea della Morte, decisa a riprendersi Asgard. Ad aiutare il Dio del Tuono: Hulk ( Mark Ruffalo ), l’odiato fratello Loki ( Tom Hiddleston ) e un’aggressiva Valchiria. Tre saghe fumettistiche: Ragnarok, Planet Hulk e Contest of Champions, frullate insieme per un beverone indigesto con troppa CG, che segna un punto morto per il Marvel Cinematic Universe . Il regista neozelandese Taika Waititi flirta pericolosamente con l’estetica kitsch dei blockbuster anni ’80, svelando una passione insana per il cazzeggio. Il modello di riferimento sono i Guardiani Della Galassia , qual è però la differenza?

IT - Recensione

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A Derry, placida cittadina americana, avvengono troppe sparizioni, e un gruppo di ragazzini decide di vederci chiaro. Quello che inizia come un gioco diventa presto un incubo che ha le sembianze di un clown malefico: Pennywise. Il regista Andrés Muschietti sposta avanti di 30 anni gli eventi narrati nell’omonimo best seller, plasmando gli archetipi dell’horror senza però mai inciampare negli stereotipi. Emblematica in tal senso la scena nella casa abbandonata, che non scade in una giostra degli orrori, ma diviene un ideale viatico per sconfiggere le proprie paure e traguardare l’età adulta. Il cineasta argentino sceglie il rispetto della fonte letteraria, dichiarandolo sin dalla prima inquadratura con quella pagina pronta a “piegarsi” a favor d’immaginazione. Onore al merito, dunque, a un film che ha il coraggio di prendersi tutto il tempo necessario per presentare i personaggi: sette bullizzati losers, ma aspiranti lovers, uniti da un conflittuale rapporto con i genitori.

Blade Runner 2049 - Recensione

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Los Angeles, 2049. L’agente K ( Ryan Gosling ) è un blade runner che ha l’incarico di eliminare vecchi replicanti Nexus 8. L’ultimo “lavoro in pelle” però gli procura grane e dubbi. Per risolvere ogni mistero sarà necessario rintracciare un vecchio collega: Deckart ( Harrison Ford ). 35 anni dopo il film originale , Denis Villeneuve reinterpreta il testo di Dick e l’universo di Scott . Il risultato è un’ottima opera sci-fi che, se si esclude qualche “replicante innesto visivo”, si colloca con coerenza nel percorso estetico dell’autore canadese. Come nei precedenti lavori del regista, inoltre, si assiste a un cammino esistenziale che conduce a una trasformazione: da K a Joe. Nell’incipit il cineasta inserisce una chiave di lettura tra le radici di un albero, rivelando una sequenza di numeri non casuali: 6.10.21 . Il sei è il numero perfetto della creazione, infatti, coincide con i giorni in cui Dio ha creato il mondo. L’uno e lo zero sono i codici binari che compongono, per sua s

Dunkirk - Recensione

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Maggio 1940, la Seconda Guerra Mondiale è cominciata da qualche mese e le truppe anglo-francesi si trovano circondate dai tedeschi sulla spiaggia di Dunkerque, nel nord della Francia. Oltre la Manica c’è la salvezza, ma come raggiungere la Gran Bretagna? Come faranno 400.000 uomini a uscirne vivi? Christopher Nolan si allontana dagli sperimentalismi “universali”, accantonando quella voglia di stupire che in Interstellar aveva suscitato qualche perplessità. Con Dunkirk, il regista inglese si pone al servizio di un cinema classico, e mette da parte l’autoreferenzialità artistica e i voli pindarici, relegandoli, come un caccia nemico, in un evocativo quadro nel quadro. La creatività del testo si adagia insieme ai volantini dell’incipit e l’immagine ritorna assoluta protagonista, come nel cinema degli albori, riacquistando una primordiale purezza. Il war movie sarà pure un genere abusato, eppur Nolan riesce a imporre una sua originale visione, non raccontando gesta eroiche, bensì una

A Ciambra - Recensione

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Pio Amato è un giovane rom – nella vita e nel film – che vive con la sua numerosa famiglia in un campo nomade denominato ‘A Ciambra’ nella zona di Gioia Tauro. Nello stesso luogo abita anche una comunità africana che i rom chiamano ‘i marocchini’. Il giovane cineasta Jonas Carpignano, ci conduce in un mondo “altro”, una terra di nessuno dove i bambini fumano, gli adolescenti rubano e gli adulti sono più in carcere che a casa. Una realtà famigliare estrema nella quale il reato è vissuto come occasione di riscatto sociale. Il regista, camera a mano onnipresente, pedina e osserva i suoi protagonisti senza mai giudicare, cercando di catturare il reale, l’essenza del personaggio e i suoi moti dell’animo.

Cattivissimo me 3 - Recensione

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La famiglia “allargata” di Gru, Lucy e i Minions si arricchisce di un nuovo membro: Dru, il fratello gemello, biondo e ricco, del pelato protagonista. La seconda new entry è Balthazar Bratt, ex bambino star di una sitcom TV, ora super-cattivo che vuole distruggere Hollywood. Nuovo episodio del franchise  Illumination , che ha fatto fortuna grazie al merchandising legato agli omini gialli. In questo terzo capitolo, gli autori, oltre al consueto target infantile, strizzano l’occhio anche ai genitori con citazioni cine-musicali anni Ottanta. Accantonate le nostalgie per chewingum rosa, cubi di Rubik e moonwalk, ciò che sorprende, in negativo, è l’esile struttura narrativa di un film che possiede l’effimera causalità dell’episodio di una serie animata TV. Manca quindi il materiale per giustificare 90 minuti, e non bastano le riempitive gag dei Minions a compensare.

Sentieri selvaggi - Capolavoro

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Texas, 1868. Ethan (John Wayne), un veterano della Guerra Civile, torna a casa, ma la sua famiglia viene uccisa dagli indiani. L’uomo inizia una caccia ai Comanci responsabili per salvare l’unica sopravvissuta, sua nipote (Natalie Wood). Il regista John Ford ci fa entrare in questo capolavoro  dalla porta principale, quella della luce che cattura lo sguardo, la quintessenza del cinema. Un quadro dalla cornice d’ombra che cela l’arrivo di un ambiguo eroe, e la prima di numerosi ellissi visive o testuali, come nel triangolo amoroso che s’intuisce all’inizio. Altro elemento ricorrente: Ford tiene sempre la violenza fuori scena. Si noti il ritrovamento della famiglia massacrata e del corpo di Lucy, ma anche l’attacco suicida del suo fidanzato e persino l’uccisione del cattivo Scout, in originale Scar. Al regista non interessa la rappresentazione fisica della brutalità, bensì gli effetti sulla psiche. Ulteriore traccia di stile: il tempo è funzionale al racconto e non viceversa. Ford

Eva contro Eva - Capolavoro

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Eva Harrington (Anne Baxter) è una giovane che diventa amica e tuttofare della grande attrice Margo Channig (Bette Davis). La timida ragazza è in realtà una fredda arrivista che le vuole rubare fama e collaboratori. Tra questi, la migliore amica Karen (Celeste Holm), il regista Bill (Gary Merrill) e l’ambiguo critico Addison DeWitt (George Sanders). Nel 1949 Joseph L. Mankiewicz ha appena vinto l’Oscar per Lettera a tre mogli , è già all’apice della carriera,   eppure il meglio deve ancora venire. L’anno successivo realizza Eva contro Eva , la sua opera più popolare, che gli permette di vincere, per due anni consecutivi , l’Oscar per la miglior regia e sceneggiatura. Ancor oggi, il film detiene il record del maggior numero di nomination ricevute all’Oscar: 14 . Primato che condivide con Titanic e La La Land . Il ruolo di Margo era stato assegnato a Claudette Colbert, che però si ruppe una vertebra prima delle riprese. Il produttore Zanuck, nonostante non parlasse con Bette

Oltre le nuvole, il luogo promessoci - Recensione

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Siamo in una realtà parallela, dove il Giappone è diviso in due parti, una controllata dagli Stati Uniti l’altra dalla Russia. Decenni dopo, il popolo riprende possesso della patria e soltanto l’isola di Hokkaidō rimane occupata dai sovietici, che fanno costruire una torre talmente alta da arrivare oltre le nuvole. Hiroki e Takuya sono due studenti che vogliono costruire un velivolo per volare sopra la torre, sul quale promettono di portare anche Sayuri, loro compagna di classe. Primo lungometraggio di Makoto Shinkai datato 2004. In questo debutto, tutti i tratti distintivi e ricorrenti dell’autore de “ Il giardino di parole ” sono già evidenti: treni, tramonti, un’infinita' di particolari, ma soprattutto l’uso artistico dell’illuminazione. Paesaggi, personaggi e oggetti mutano quando cambia la luce, e con la sua “poetica fotosensibile” il regista ci obbliga a guardare con occhi nuovi e a reagire agli stimoli luminosi. Come quando, in un vagone treno, i reiterati riflessi sol

Kill Bill Vol. 2 - CULT

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Il volume 2 inizia con una dichiarazione d’intenti (vendicativi) dell’ex killer ‘Black Mamba’ alias la Sposa (da questo film Beatrix Kiddo). Uma Thurman guarda e parla in camera rivolgendosi al pubblico, innescando un meccanismo metacinematografico che amplifica l’autoreferenzialità dell’autore. Tarantino attraverso la sua popolare cine-icona sfonda la quarta parete, e colloca personaggio e racconto in un immaginario collettivo che richiede la complicità del pubblico. Un’altra cosa salta subito all’occhio: i due film sono molto diversi. Il Vol.1 sfrutta al massimo le tecniche della Settima Arte per presentare i personaggi e puntare sull’azione spettacolare. Il Vol. 2, invece, pone l’accento sugli elementi artistici, in primis, regia e sceneggiatura . Questo è il motivo per il quale lo preferisco. Lotte psicologiche al posto di esagerazioni splatter. Lo script di Tarantino, infatti, ha qui un maggior impatto emotivo, perché scava nel vissuto dei suoi criminali. I dialoghi, in q

Kill Bill Vol. 1 - CULT

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La Sposa ( UmaThurman ) è un'ex delinquente che ha tradito il suo capo Bill (David Carradine), e per questo uccisa nel giorno del suo matrimonio. La donna però è sopravvissuta, e vuole vendicarsi di tutti i membri della pericolosa Squadra Assassina Vipere Mortali . Sin dai titoli di testa Quentin Tarantino ci porta in un mondo pervaso dalle sue ossessioni cinefile orientali. Per evitare, però, i facili schematismi che una storia di vendetta porta con sé, il regista crea uno script non lineare, e lo dichiara già dal primo capitolo, che nel titolo contiene un paradosso, “Capitolo uno: 2”. Il cineasta, inoltre, introduce ogni nemico con differenti scelte tecnico-stilistiche, nell’ordine: 1)      mexican standoff , ovvero quando due persone si tengono reciprocamente di mira, per Vernita Green (Vivica A. Fox) 2)      split screen per l’entrata di Elle Driver ( Daryl Hannah ) 3)      un sanguinoso inserto animato per le origini di O-Ren Ishii (Lucy Liu) 4)      un lun

The War - Il pianeta delle scimmie - Recensione

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Il terzo capitolo della saga del primate Cesare vede il protagonista ormai anziano. In un futuro apocalittico, un virus ha riportato l’essere umano ai primordi, mentre le scimmie si sono evolute acquisendo intelligenza e parola. Le due razze si trovano quindi a disporre delle medesime doti e qualità, e a farsi guerra per la supremazia. Il modello d’ispirazione, con tanto di specifica citazione, è il capolavoro “ Apocalypse Now ”. Vi è pure un colonello, interpretato da un monocorde Woody Harrelson , che fa il verso al Kurtz di Coppola . The War non è però un film di guerra, bensì una parabola che parla dei devastanti “effetti collaterali” che ogni evento bellico porta nelle vite di soldati e civili. Mostrare la sofferenza e la sanguinosa imbecillità di chi è sopraffatto dall’odio, è certamente più costruttivo e meno scontato di un action sparatutto. Un punto di vista inatteso e onorevole, visto che è inserito in un blockbuster hollywoodiano dall’ampio budget.

Spider-Man: Homecoming - Recensione

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Avere 15 anni, ed essere adolescenti nel Queens a New York. Detta così sembra poca cosa, ma se scopri di avere dei superpoteri e la protezione del milionario Tony Stark ( RobertDowney Jr ), la vita può essere molto interessante. Il nuovo Uomo Ragno parte dalla periferia ma punta ai grattacieli, e nasce già perfettamente inserito nel Marvel Cinematic Universe , dopo la roboante apparizione in Captain America:Civil War . Questa volta deve però combattere contro un vero cattivo: l’Avvoltoio ( Michael Keaton ).  Tom Holland è simpatico e credibile nei panni dell’amichevole Uomo Ragno di quartiere, e la regia si muove con soave leggerezza e buon ritmo. La sceneggiatura, invece, che ha ben sei (!) autori, ha lavorato di fino nel connotare l’ambiente scolastico e il protagonista, ma nel secondo tempo si adagia su una serie di prevedibili schemi narrativi.