Torneranno i prati - Recensione
1917. Prima Guerra mondiale, una
sola, lunga e fredda notte in trincea. Fronte Nord-Est, un manipolo di soldati
italiani attende impaurito e indifeso l’attacco dei tedeschi, ma attraverso il maggiore
(Claudio Santamaria) arriva un ordine perentorio, che porterà a un dolente calvario,
e al massacro di giovani innocenti. Film girato sull’altopiano di Asiago, in
sole 7 settimane, e in condizioni ambientali e atmosferiche proibitive. Diretto
dal Maestro Ermanno Olmi a 83 anni (!), a dimostrazione di una passione per il
cinema che supera ogni limite.
L’opera è tratta liberamente da testimonianze scritte
da persone comuni, che hanno svelato la cruda realtà di quei drammatici momenti,
e si (ci) nutre di un minimalismo bellico, denso e penetrante, che lascia
attoniti, turbati e impotenti. L’ambiente claustrofobico, e un nemico tanto letale
quanto invisibile, enfatizzano il senso di smarrimento di una generazione
strappata alla vita, e la tangibile sensazione che l’amor patrio fosse solo un’amara
bugia. Una guerra che immaginiamo ma non conosciamo, perché quando saranno
passati gli inverni, gli anni, troppi si saranno dimenticati di quel
sacrificio. Un monito alla memoria, e un omaggio alla verità della Storia. Poetico,
umano, necessario, ma soprattutto UTILE. VOTO 7/8
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