Interstellar - Recensione


Siamo in un vicino futuro, in cui la Terra è sconvolta dai cambiamenti climatici. Tutte le colture si sono estinte, e il mais è l’unica rimasta, ma è destinata a morire. Si organizza una spedizione spaziale, capitanata da Cooper (un bravo Matthew McConaughey), che sfruttando tunnel spazio temporali, parte alla ricerca di nuovi pianeti in cui trasferire la nostra umanità. Il regista Christopher Nolan (Inception”, “Il cavaliere oscuro) ci impressiona giocando con gli elementi, ormai riconoscibili del suo cinema: fusione tra più universi, meglio se sovrapposti, sviluppo labirintico della trama, fotografia plumbea, montaggio a incastri.
A volte, purtroppo, il gioco sembra sfuggirgli di mano, e si palesa qualche evidente forzatura\incongruenza di sceneggiatura; scivoloni, brevi e circoscritti, ma che fanno perdere credibilità a un progetto così complesso, che invece esige un’opera di fede dallo spettatore. Tante ed emozionanti le citazioni cinefile (l’odissea di Kubrick, “Solaris” di Tarkovskij, “Uomini veri” di Philip Kaufman); potenti e suggestive le musiche di Hans Zimmer. Un viaggio stellare, celebrale e filosofico attraverso il tempo, lo spazio e la memoria, legati da un unico fattore comune: l’amore. Una disperata corsa contro il tempo, che passa inesorabile, ma anche un’esperienza visiva, alla ricerca della speranza, di una nuova vita e di quel genuino senso di meraviglia, ormai smarrito, che diventava epica. VOTO 7,5

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