Silence - Recensione

Siamo nel 1639, e le autorità giapponesi opprimono chiunque pratichi la religione cristiana. Giungono in Europa voci di un pastore in crisi: padre Ferreira (Liam Neeson). Due gesuiti portoghesi (Andrew Garfield e Adam Driver) partono quindi verso l’Oriente per scoprire se il loro maestro spirituale ha abiurato. L’intera opera è la rappresentazione del tormentato rapporto tra il regista e la sua religione, si veda la continua e snervante lotta tra interiore ed esteriore, tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe essere. Silence, inoltre, provoca gli stessi fedeli, stimolando la riflessione sul valore di troppe facili assoluzioni, o sulla superficiale ricerca di un paradiso che diventa quotidiano purgatorio. Martin Scorsese mette così in scena la totale assenza di segni divini, eppur se ne percepisce la presenza in ogni fotogramma.
In questo film il cineasta sconcerta con una regia rigorosa e controllatissima, che farà storcere il naso ai fan dell’autore bramosi di virtuosismi. La scelta stilistica, tuttavia, ben coglie la concettuale dimensione privata, quasi intima, dell’opera. In tal senso, il finale sembra proprio indicarci questa personale visione. Il concept del progetto è quindi coeso e coerente. La riuscita narrativa e formale, semmai, viene a tratti compromessa da un incedere contemplativo che aumenta la percezione di un già generoso minutaggio. Un film senza risposte, eppur potente, con tante importanti domande che ognuno può far sue. Ancor me ne gira una in testa: tutti pregano, molti hanno il dono della fede, ma quanti hanno la forza per comprendere il silenzio di Dio? VOTO 7,5   TRAILER

Scheda tecnica
titolo originale  Silence
genere  drammatico, storico
anno 2016
nazionalità Stati Uniti, Taiwan, Messico, Italia, Regno Unito, Giappone
cast Andrew Garfield, Adam Driver, Liam Neeson
regia  Martin Scorsese
durata 161'
sceneggiatura Jay Cocks, Martin Scorsese

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