Room - Recensione

Joy (Brie Larson) ha 24 anni, e da sette è tenuta prigioniera all’interno di una stanza da un uomo che l’ha rapita. Insieme al figlio Jack (Jacob Tremblay) di cinque anni, avuto dal suo carceriere, la donna affronta in quello spazio angusto la quotidianità monotona e disperata del loro disagio fisico e psicologico. Un espediente restituirà loro la libertà, ma fuori li aspetta un altro mondo. Il regista irlandese Lenny Abrahamson, grazie a una sensibile regia, realizza un film di spazi fisici, esperienziali ed emotivi, azzerando ogni facile espediente melodrammatico. La sua è un’analisi lucida, ma a misura di essere umano, che accompagna con empatia due anime turbate nella scoperta della complessa meraviglia di un altro pianeta…I protagonisti sono reduci da un isolamento che ha distorto la realtà, e che restituirà alla sua famiglia una Joy arrabbiata, depressa e vulnerabile, che attraverso un percorso interiore, dovrà imparare a gestire anche la reclusione mentale.
Una storia di rinascita, che richiede l’urgente costruzione di una socialità e di una revisione dei ruoli. La madre non sarà più la regina di un regno ma uno dei suoi abitanti, e Jack dovrà imparare a vivere in un universo parallelo. Il bambino sarà aiutato da una naturale curiosità, la madre da un legame affettivo assoluto, che nemmeno il male ha saputo toglierle. Brie Larson è bravissima a interiorizzare un vissuto tragico e a creare un’alchimia perfetta col suo giovane e talentuoso co-protagonista, la sua performance le ha fatto vincere l’Oscar come miglior attrice protagonista. Se si esclude un finale didascalico, Room è un’opera solida e potente, che parla di amore materno senza sentimentalismi, ma con uno sguardo toccante e compassionevole. VOTO 7 TRAILER
Scheda tecnica

titolo originale
Room
genere
drammatico
anno
2015
nazionalità
Irlanda, Canada
cast
Brie Larson, Jacob Tremblay, Joan Allen, William H. Macy
regia
Lenny Abrahamson
durata
118'
sceneggiatura
Emma Donoghue

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