Jeanne Dielman, 23 quai du Commerce 1080 Bruxelles - Capolavoro
Film francese
del 1975, sperimentale e femminista, scritto e diretto dalla regista
belga Chantal Akerman. In 3 ore e 21 minuti (!), l’artista mette
in scena, con sofisticato rigore formale, l’epica del quotidiano tra le quattro mura di
casa. La protagonista (Delphine
Seyrig) è una donna vedova che è anche
madre, casalinga e prostituta. Tre giorni, in cui il ritmo della vita
scorre lento ma implacabile, tra patate da pelare, figli da sfamare e uomini da
soddisfare. L’immersione dello spettatore è totale, e quella che sembra essere un’ipnotica
maratona visiva diventa un’impressionante ed estrema esperienza
cinematografica. Il pubblico è costretto a guardare l’inesorabile progressione
di un’esistenza noiosa e senza speranza, la cui disciplinata routine, scandita da
rumori e gesti meccanici, disegna in maniera mirabile il ritratto di una
repressione femminile che porta a una graduale distruzione emotiva.
Si diventa impotenti voyeur, incapaci di empatizzare
con Jeanne, perché tenuti a debita distanza da inquadrature e grandangoli che
la riprendono lontana o comunque centrale, ma con un oggetto (tavolo, letto,
porta) che si frappone fra noi e lei. Quando si avvicina troppo alla camera,
invece, viene ripreso solo il corpo, e non la testa…Certo il contesto storico
in cui si colloca l’opera è ben diverso da quello di oggi, ma ciò non toglie,
che la schiavitù delle donne abbia assunto altre forme, ben più diaboliche e
invisibili. Un’opera orgogliosamente politica, che va oltre l’impegno sociale,
e nonostante i pochi dialoghi, comunica un messaggio potente e universale, sul
ruolo di genere e sulle aspettative di ognuno di noi, uomini compresi. Un film come nessun altro, che si è ritagliato
un significativo spazio nella storia del Cinema.
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