Youth - La giovinezza - Recensione


Siamo in un lussuoso albergo con SPA nelle Alpi svizzere, Fred (Michael Caine) noto direttore d’orchestra e Mick (Harvey Keitel) un regista, sono due anziani amici che riflettono sui giorni che gli restano da vivere, osservando l’eterogenea umanità fatta di ospiti, figli e collaboratori che gli gravita intorno. E’ l’occasione ideale per i protagonisti, e per il pubblico, di riflettere su quanto sia prezioso il tempo che passa, di come non dobbiamo sprecarlo con chi non ci ama, e di non dimenticarci mai di godere delle piccole cose. Dopo l’Oscar per “La grande bellezza”, Paolo Sorrentino realizza un percorso emozionale, pacato ma incisivo, che rende emotivamente vulnerabile lo spettatore, obbligandolo a confrontarsi con sentimenti universali, che scopriamo personali. Sin dalla prima inquadratura, le luci e ombre che avvolgono i volti, sembrano dirci che l’identità non ha età. In ogni sequenza, vecchio e nuovo, anziani e giovani, si sfiorano e si attraggono in un confronto intergenerazionale, che pare voler ritrarre una, seppur labile, compiutezza esistenziale.

In questa nuova opera del regista napoletano, si palesa un maggior equilibrio rispetto ai precedenti lavori, Sorrentino ha sviluppato negli anni uno stile sempre più peculiare e riconoscibile, che qui si esprime però in maniera più affinata e controllata, senza mai strabordare, come accadeva sovente nel pluripremiato precedente film. La visione apre a molteplici chiavi di lettura, che a mio avviso, si collocano tutte in una cornice sospesa tra due dimensioni: passato e futuro. Prende così forma un quadro trompe l'oeil, colmo di suggestioni visive (leggi illusioni) nella cui tela distinguiamo tenui ricordi e vivida speranza, ma a ben guardare si scorge la dura realtà; non a caso uno dei personaggi sbotta: “basta con la verità, dammi un po’ di finzione”. Per questa lunga avventura chiamata vita, è forse impossibile immaginare un finale all’altezza, ma il viaggio deve essere genuino e in armonia con la propria natura, altrimenti, come chiosa uno sconfitto Mick: “Le emozioni sono l’unica cosa che ci rimane”. VOTO 7,5

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