Il racconto dei racconti - Recensione
Coproduzione (Italia,
Francia, G.B.) ambiziosa, girata in inglese e dalle mire internazionali, che
fonde Barocco, gotico, horror, e novellistica, o come dicono gli anglosassoni:
fantasy. Comunque si voglia vedere, trattasi di fiaba popolare, liberamente ispirata
a tre dei cinquanta racconti di “Lo cunto de li cunti “, raccolta pubblicata
nel 1634 dallo scrittore napoletano Giambattista Basile. Il film inizia con una
lunga soggettiva, che sembra voglia accompagnarci all’interno di questo mondo
fantastico creato dal talentuoso regista italiano Matteo Garrone. L’espediente
tecnico non riesce, però, a farci entrare subito in un universo così complesso,
che richiedere tempo, attenzione e pazienza. Storia e messa in scena sono sontuose,
e la fissità di alcune inquadrature insegue un evidente vigore pittorico, ma l’autore
non cerca scorciatoie spettacolari, e con coerenza (vedi “Reality”) prosegue il
suo percorso autoriale.
E’ un’opera sospesa in una magica terra di mezzo tra
realtà e fantasia, che arde di passione lussuriosa e affettiva, ma sempre in
affascinante simbiosi con la natura che la popola, sia essa umana o vegetale.
Tra immagini bellissime e suggestive, si sovrappongono tre fiabe, non adatte ai
bambini, in un gioco di specchi deformanti e labirinti esistenziali, che ha
bisogno di una seconda visione per assimilarne i molti spunti. Non sempre la
narrazione si muove in modo fluido tra gli episodi, ma nel suo parco incedere
rivela temi importanti e attualissimi: il doppio, gli orrori dell’inseguita eterna
giovinezza, le gravidanze a ogni costo, l’egoismo genitoriale. Se, come sussurra il negromante: «A ogni
azione corrisponde una reazione», è anche vero che poi tutti i nodi vengono al
pettine, e forse, come suggerisce l’evocativo finale, dobbiamo guardare più in
alto e più lontano, alla ricerca di maggior equilibrio. VOTO 7,5
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