Sarà il mio tipo? - Recensione
Clément è un
professore di filosofia parigino e altoborghese, che suo malgrado, per un anno
viene trasferito in una scuola di Arras, nel più sonnolento nord della Francia.
Qui incontra Jennifer, parrucchiera single con figlio a carico. Lui legge Proust
e cita Kant, lei canta al karaoke, sfoglia riviste di gossip, ed è fan dell’omonima
Aniston. L’intellettuale è un cuore in inverno, la popolana è generosa e sognatrice.
Cos’hanno in comune? Nulla. Eppur si attraggono e s’innamorano… So già cosa
state pensando: è una scontata e zuccherosa commedia romantica! Assolutamente
no. Il film di produzione francese, è diretto dal regista belga Lucas
Belvaux, che impugnato il genere cinematografico più innocuo e di largo consumo,
ne sfrutta le morbide forme come Clément fa con Jennifer, in maniera
clandestina e cerebrale.
Lo spettatore viene prima cullato tra le coordinate rassicuranti
della più classica commedia sentimentale (alcuni passaggi hanno la brillante freschezza
dei capisaldi d’annata), per poi rimanere spiazzato dinanzi a un assunto tanto
improvviso quanto spietato. L’opera, che offre un ricco côté filosofico, diventa
perfetta metafora di una società sempre più classista e ipocrita, che genera
mostri e scontri culturali. Il dialogo tra i due opposti c’è, ma è solo
funzionale a una convivenza forzata e circoscritta, e non porta mai a una reale
condivisione. Manca lo scambio tra i due mondi: non c’è integrazione. Se la
levità di alcune sequenze può lasciar perplessi, un’ispirata scrittura e l’ottima
definizione dei protagonisti, compensano con sublime rigore. La visione porge
allo spettatore parecchi spunti di riflessione, e molte domande, ma soprattutto
lascia un livido nell’animo che, credetemi, fatica ad andar via. VOTO 7
Commenti
Posta un commento