Il discorso del re - Recensione
Ottimamente prodotto, con soli 15 milioni di dollari, eppur ricco, sotto molti punti di vista: dal comparto tecnico, perfetto e mai banale, ad una sceneggiatura brillante, attenta nel dosare garbata ironia british e impeccabile malinconia. Un cast artistico in gran forma: Colin Firth, che senza manierismi, trasmette, con elegante intensità, tutta l’insicurezza del personaggio, creando una forte empatia che spesso emoziona, un Geoffrey Rush che con grande istrionismo interpreta un “informale” logopedista australiano, e una (finalmente) misurata Helena Bonham Carter. Il regista Tom Hooper con sapiente perizia cesella luoghi e personaggi valorizzandone la storia, e facendo di necessità (visto il basso budget) virtù, con ampio uso di primi piani, grandangoli e, cosa inusuale per un film storico, la camera a mano, che gioca sinuosa coi contrasti degli ambienti, tra l’umido lanscape londinese e gli interni sobri, ma (non a caso) angusti. Una solida macchina da Oscar, a cui però, manca l’originalità visiva e di scrittura, il coraggio creativo e quel guizzo autoriale, che distingue un bel film da un opera da ricordare. VOTO 7,5
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