Another year - Recensione
Una regia che si concentra su spazio e tempo, mettendo in scena la normalità, di persone (non personaggi) che amano, soffrono e invecchiano, mentre la vita scorre inesorabile e silenziosa. Un linguaggio in cui ritroviamo i temi cari a Leigh: la famiglia, il rapporto tra genitori e figli, senza dimenticare la naturalezza nei primi piani. Una sceneggiatura densa di dialoghi realistici e intensi, senza patetici sentimentalismi o picchi drammatici, dietro (apparenti) vuoti di racconto, che invece si dipana ricco e profondo. Eccellente l'interpretazione di tutti gli attori, dalla coppia protagonista Tom e Gerri (evidentemente autoironica), la cui casa alla periferia di Londra è un rifugio per amici sfigati, a Mary (bravissima Lesley Manville), cinquantenne, vestita da ragazza, logorroica, alcolizzata, in attesa disperata di un amore, che non arriva mai. Il film offre allo spettatore numerosi spunti di riflessione e semina, con rara ambiguità, dubbi su quale sia il segreto della felicità di Tom e Gerri; l' unica soluzione è la famiglia? Forse no, visto che apre con una grande Imelda Staunton, chiusa in un’impenetrabile disperazione, da disastro familiare, e chiude con il rancoroso rapporto tra Ronnie e l'ostile figlio Carl. La gioia di vivere sta nei rapporti umani, e nel dare e ricevere? Eppure al primo sbaglio gli amici si allontanano. Tom e Gerry, sono fortunati, godono i frutti di un amore (e di un orto) coltivato con passione, o si accontentano? Misteri e film da scoprire. VOTO 7/8
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