Il colpevole - The Guilty - Recensione

Asger è un poliziotto che risponde alla centrale del pronto intervento. Una sera riceve una chiamata che gli cambierà la vita. Interno notte. Schermo buio. Si sente solo il rumore di un telefono che suona. La prospettiva centrale e simmetrica di una cuffia auricolare ci svela che, da qui in poi, l’orecchio sarà il nostro nuovo occhio. L’incipit non lascia dubbi, il design sonoro del film ci guiderà. Il pur minimo rumore non si limiterà a essere un effetto, ma parte integrante della trama. I rari momenti di silenzio, invece, diverranno un liquido amniotico nel quale galleggiare per sviluppare e far nascere nuove idee. Pensieri che rincorrono azioni e (forse) salvano vite. Ma come muoversi se si è rinchiusi in una gabbia costruita dalle proprie colpe? Cosa è giusto fare per aprire le porte di quella prigione? Proprio la colpa, come suggerito dal titolo, si rivelerà il deus ex machina dell’intera vicenda. Il giovane Gustav Möller, ambienta tutta la sua opera prima in una stanza. Il cineasta, però, sfrutta con abilità ogni elemento fornito dalla ristretta unità di spazio. Grazie alla macchina da presa, perfino il tempo dell’azione è utilizzato come veicolo espressivo. Un efficace e teso thriller danese, che non lascia un attimo di respiro. Esordio di un regista da tener d’occhio. VOTO 7

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