La donna che canta - Recensione
L'inizio è spiazzante, due gemelli si recano da un notaio di Montreal per la lettura del testamento della madre, oltre alle strane indicazioni su come essere sepolta, la donna lascia due buste che costringeranno i fratelli, in un doloroso viaggio, dentro e fuori, la storia e la memoria, individuale e collettiva. Racconto diviso in capitoli, che si snoda attraverso un montaggio con frequenti salti spazio-temporali, ricomponendo così i pezzi di un’esistenza segnata da violenze, orrori e segreti inconfessabili. Il regista Denis Villeneuve, con sguardo lucido e fermo, senza enfasi e facili pietismi, trascina lo spettatore in un crescendo emotivo che lascia senza fiato, e colpisce per intensità, testa e cuore. Interpretato da attori intensi ed espressivi, sui quali spicca la magnifica protagonista Lubna Azabal. Incalzante come un thriller, sorprendente come un giallo, ma soprattutto ottimo cinema d'autore: assolutamente da non perdere. VOTO 7/8
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