Dilili a Parigi - Recensione
Dilili è una bambina giunta dalla Nuova Caledonia nella Ville Lumière della
Belle Epoque. La fanciulla, insieme al fattorino Orel, cercherà di salvare le
bambine rapite dalla misteriosa organizzazione de “I Maschi Maestri”. Il regista
francese Michel Ocelot realizza un nuovo film d’animazione a scopo educativo. I
destinatari dell’opera sono proprio i bambini che, insieme ai genitori, assisteranno
a un cartone animato dai temi adulti. Per rendere il film a misura di bimbi, l’autore
lo struttura come un gioco di società. Si parte in modo sbrigativo dal via e si
procede per caselle. Ad ogni fermata si ripete una formula di rito (sono molto lieta
di…), s’incontra un luogo comune su Parigi e un celebre artista. L’arte è cibo
per la mente, ed ecco che Dilili s’imbatte, tra gli altri, in Lautrec, Rodin,
Proust, mentre il regista inserisce scolastiche citazioni delle loro opere. Ad
aggiungere spessore ci sono però i contenuti trattati: razzismo, misoginia,
violenza sulle donne. Questioni importanti che si presentano al pubblico dei
più piccoli filtrate da vivaci canzoncine e deliziosi siparietti nonsense. Un
film sospeso tra fantasia e realtà, come la sua messa in scena, che fa
convivere l’animazione dei personaggi con le immagini reali di Parigi. VOTO 6,5
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