Le cose che verranno - Recensione
Nathalie (Isabelle Huppert) è un’insegnante di filosofia alla soglia dei
sessanta. Passa le sue giornate dividendosi tra la famiglia, l’anziana madre
malata, le lezioni a scuola e il suo ex allievo Fabien. Un giorno però il
marito la lascia per un’altra donna più giovane, la madre muore e i figli
escono da casa. Avrà finalmente l’occasione di confrontarsi con altri punti
vista e un nuovo concetto di libertà. La giovane regista francese Mia
Hansen-Løve, tra l’altro moglie di Olivier Assayas, adotta un minimalismo visivo
supportato da un testo ben più minuzioso. Tra colte citazioni intellettuali (un
po’ snob) che definiscono l’habitat culturale d’appartenenza, va in scena un
milieu radical chic. La sceneggiatura smaschera tutta l’ipocrisia borghese che
risiede nella profonda incoerenza tra ideologie religioso-politiche e stile di
vita. "Il perdente radicale" (libro letto dalla protagonista) è chi
guarda la realtà filtrata dalle proprie convinzioni, smarrendo l’umanità.
Nel film la vita fa il suo corso, e la cineasta lascia che il flusso del
tempo s’infranga con ineluttabile perizia. I protagonisti però accettano con
calcolato distacco ciò che succede, perché sempre rivolti a un futuro (l’avenir
del titolo originale) che presuppongono migliore. Nathalie finalmente libera
dalle stressanti aspettative affettive e di carriera, dice basta alle avventure
(l’episodio del cinema) siano esse intellettuali, editoriali o anarchiche. La
donna accoglie con consapevolezza le proprie scelte (il marito allontanato a
Natale) e sottrae tempo a se stessa per accogliere ciò che ha di più caro. La
Huppert si conferma attrice sofisticata e talentuosa, bravissima nell’interpretare
un bel ritratto di donna dinamica ma ferita, e a trasmetterci i suoi intensi stati
d’animo. Cinema colto, che rischierebbe di essere fine a se stesso, se non
fosse per il sano turbamento che regala a ogni spettatore. VOTO 7+ TRAILER
Scheda tecnica
titolo originale L'avenir
genere drammatico
anno 2016
nazionalità Francia, Germania
cast Isabelle Huppert, André Marcon, Roman Kolinka
regia Mia Hansen-Løve
durata 102'
sceneggiatura Mia
Hansen-Løve
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