Barriere - Recensione


Siamo negli anni 50, a Pittsburgh, e Troy Maxson (Denzel Washington) è un netturbino afro-americano sposato con Rose (Viola Davis). L’uomo è un meschino padre-padrone indurito da un travagliato passato violento. Un personaggio egocentrico e arrogante, pieno di buone intenzioni e frasi fatte, che puntualmente non riesce a mettere in pratica. Le barriere del titolo sono tutti quegli steccati mentali ed emotivi che costruiamo per proteggere, ma anche rinchiudere, chi amiamo o pensiamo di amare…Nella storia raccontata, la rabbia generata dalla frustrazione di aver mancato il sogno americano diventa pretesto per giustificare le peggiori condotte, e l’occhio bonario del regista sembra sposare questa discutibile tesi. In questo film la cinepresa è a totale servizio dell’attore, e Washington ne approfitta per gigioneggiare in un One Man Show che monopolizza lo spazio filmico, lasciando il minimo sindacale ai comprimari. 

Viola Davis è come sempre strepitosa in lacrimevoli scene madre, al di fuori delle quali, però, la definizione del personaggio appare sfocata. La direzione del cineasta sceglie dunque la via più ovvia (facile?) del teatro filmato, con il pulcioso giardino di casa elevato a palcoscenico, e interpreti che sembrano entrare e uscire da dietro le quinte. L’esito soffre di qualche lungaggine di troppo, che si somma a dialoghi prolissi e monologhi fiume che spesso si perdono in fragili iperboli. Irritante il finale favolistico. Avrebbe certamente giovato dietro la macchina da presa la presenza di un vero autore. La “regia” dell’interprete principale, purtroppo, confina sullo schermo la mera trasposizione della pièce teatrale dalla quale trae origine, senza mai diventare cinema. Barriere? No, limiti. VOTO 5  TRAILER

Scheda tecnica
titolo originale Fences
genere  drammatico
anno 2016
nazionalità Stati Uniti d'America
cast Denzel Washington, Viola Davis, Mykelti Williamson
regia    Denzel Washington
durata 138'
sceneggiatura August Wilson, Tony Kushner

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