Whiplash - Recensione
Andrew Neyman (Miles Teller) ha 19 anni, ed è un aspirante, e
ambizioso, batterista jazz a New York. Lo spietato direttore d'orchestra Terence
Fletcher (J. K. Simmons) gli offre un posto nella sua prestigiosa band, ma
quello che sembra il principio di una folgorante carriera e solo l’inizio di un
incubo fatto di umiliazioni, torture fisiche e psicologiche. Dimenticate i ruffiani film musicali per teenager, qui, l’atmosfera
è più dark e, per capirci, siamo dalle parti de “Il cigno nero” o “Scarpette rosse”, quindi: talento e sangue. “Whiplash” è un piccolo film americano,
diretto da un giovane regista di 29 anni, Damien Chazelle, girato in soli 19
giorni, che però è riuscito a conquistarsi ben 5 candidature all’Oscar,
compreso miglior film.
Chazelle ha talento da vendere, e non vedo l’ora di
vedere la sua prossima regia, ma nel film si nota anche qualche ingenuità, soprattutto
nella direzione d’attori: spesso Simmons risulta troppo carico, e alcuni
personaggi di contorno appaiono sfuocati. La sceneggiatura è discontinua, delude
con più sequenze telefonate ma offre anche 1 o 2 colpi di scena d’effetto.
Straordinario lo sfrenato montaggio di Tom Cross, nell’integrarsi per osmosi, col ritmo
travolgente della musica. Un crudo duello allievo contro maestro, senza esclusione
di colpi, alla disperata ricerca di una maniacale perfezione che diventa prima
ossessione e poi alienazione, fino alla rivincita finale, in un tripudio tecnico
e visivo da applausi, in cui però non ho visto catarsi, ma solo la smaniosa
boria di un tronfio egotismo, che inquieta e disturba. Un messaggio molto ambiguo...VOTO 6,5
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