Un piccione seduto su un ramo riflette sull'esistenza - Recensione
Esistenziale Leoned’Oro alla mostra del Cinema di Venezia 2014, e lungometraggio surreale, che rinforza
il valore poetico dell’immagine filmica. Il regista svedese Roy Andersson, con
immobile camera fissa, realizza 39 tableaux vivants, che ci raccontano un’umanità
cristallizzata nelle sue paure e debolezze, ma anche nell’amore e nel male,
passato e presente. Sin dall’incipit, che attraverso mirate didascalie, ci
annuncia tre lutti, s’intuisce che trattasi di materiale provocatorio e
dissacrante, sospeso tra humour e nonsense, da maneggiare (visionare) con cura.
Una schiera di personaggi assurdi popola gli asettici piani sequenza; tra gli
altri, Lotte la Zoppa (la mia preferita), un effeminato Re Carlo XII di Svezia
e una coppia di sfigati venditori ambulanti di scherzi di carnevale (!).
Tra frasi leitmotiv, uomini dal pallore cadaverico e sketch
dall’irriverente sapore teatrale, va in scena l’atroce mediocrità dell'homo
sapiens e il degrado comunicazionale, di una società sempre più anaffettiva e meno
dedita all’ascolto. Il continuo cambio scena tiene viva l’attenzione dello
spettatore, ma a conti fatti l’opera ne risulta poco coesa e scostante, e dopo
una prima mezz’ora folgorante, la verve si appanna, e l’ostentata perfezione del
fotogramma diviene noiosa. Un film tagliente, che però, durante la visione, perde
gradualmente d’incisività, deludendo. Quando la forma soffoca la sostanza…VOTO 6/7
chi vuole una birra già pagata? :-D
RispondiElimina"Sono contento di sentire che anche voi state bene..." un altro dei tormentoni :-D
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