Turner - Recensione

 


Inizi dell’800. Gli ultimi 25 anni di vita di J. M. W. Turner, noto pittore britannico, tra alterne, pubbliche, fortune e una vita privata, sempre controcorrente. Che ci fa Mike Leigh, regista del realismo, degli umili e degli emarginati, in un biopic d'artista? Ovviamente un grande film. Costruita su di un superlativo comparto tecnico (scenografia, costumi, fotografia, musica), giustamente candidato all'Oscar, quest'opera, tanto intellettuale quanto impegnata, brama la luce naturale del famoso paesaggista inglese, con la stessa veemenza con cui esalta la naturale purezza dell'animo umano, degli ultimi. L'attore protagonista Timothy Spall, è eccezionale nel restituire la complessità del personaggio, ma non gli sono da meno gli intensi comprimari, capaci di rapire, con un solo sguardo.

Turner è sempre alla ricerca della solitudine, anche in compagnia, ha una scarsa socialità, che si traduce nell'incapacità di dipingere figure umane nei suoi quadri e in qualche grugnito…Quanto più le sue tele si fanno accademiche e magniloquenti, tanto lui diventa rozzo, e la sciocca “alta” società, sottomessa alla superficie, finisce per confondere le une nell'altro. In questa dicotomia giace la chiave di lettura di una pellicola ricca e vibrante. Che cosa unisce quindi l'arte all'artista? Forse, la stessa sfuggente materia di cui è fatta, nel bene e nel male, la Natura. VOTO 7/8

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