Si alza il vento - Recensione


“Si alza il vento” è la storia dell’ingegnere aeronautico Jiro Horikoshi, che da bambino sogna di costruire aerei e di diventare bravo come il suo idolo, il progettista italiano Gianni Caproni. Jiro però dovrà fare i conti con la Storia, terremoti devastanti, venti di guerra e un amore impossibile, in un melodramma d’altri tempi, costruito sui celebri elementi visionari dell’artista Hayao Miyazaki. L'ultimo film del maestro giapponese, o almeno così lui ha dichiarato, sarebbe il valido testamento artistico di un autore che da sempre realizza lungometraggi destinati a un pubblico eterogeneo: cinefili, adulti e bambini, ma forse, in questo caso, proprio questi ultimi, farebbero più difficolta a ritrovarsi in una storia complessa e stratificata, sospesa tra sogno e realtà.

Nonostante qualche lungaggine (vedi sequenze in Germania), rimane un’opera dall’abbagliante bellezza visiva, intrisa di nostalgia, che emoziona grazie al potente naturalismo, e a uno struggente romanticismo, che rimanda ai più classici melò. Un oggetto prezioso e sfaccettato, che rispetto ai capolavori del regista, manca forse di quella componente fantastica che sconfina nella magia, compensata però da un inebriante poesia. VOTO 7/8
P.S.: Il titolo è una citazione dalla poesia “Il cimitero marino” di Paul Valery: "Le vent se lève!... il faut tenter de vivre."

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