Under the skin - Recensione
Una donna gira
per le strade della Scozia guidando un furgone bianco, con l’obiettivo di rimorchiare
uomini. Si tratta però di un extraterrestre, a caccia di prede, che dovrà fare i
conti con l’umanità della razza che abita il pianeta Terra. L’incipit ricorda “2001:
Odissea nello spazio” e “Blade Runner”, come in quelle pietre miliari, il
protagonista è l’occhio, il principale filtro tra il cinema e il pubblico; proprio
il punto di vista è la chiave di volta dell’opera, sarà infatti quello sguardo
sospeso nell’incredulità a tradire l’aliena. La performance fisica e attoriale
di Scarlett Johansson sorprende per generosità. L'attrice si abbandona, anima e corpo, al
flusso creativo del regista inglese Jonathan Glazer, e ne viene modellata e risucchiata,
come le sue vittime.
La musica graffiante e ipnotica di Mica Levi enfatizza
la suggestione visiva e lo stupore di un mondo altro, che scopriamo nostro. Una
produzione concettuale dai sinuosi toni dark, in bilico tra video arte e audaci
simbolismi: affascinante, cerebrale e a tratti disturbante. Un’esperienza
intensa e viscerale, che s’insinua nella mente dello spettatore, e lo
accompagna per giorni, alla ricerca di una lettura razionale. Un science
fiction movie come non se ne vedevano da anni, fuori dal tempo, che sembra
uscito da qualche precedente decade: ma non è forse questo uno dei segreti dei
capolavori? VOTO 8,5
P.S.: Per assimilare ed entrare nel mood
del film, consiglio almeno due visioni. Attenzione: non eccedere, genera
dipendenza...:-)
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