Mulholand Drive - Capolavoro


La Storia. 1999: la ABC commissiona e produce l’episodio pilota di una nuova serie a David Lynch, obiettivo ripetere il successo di Twin Peaks. 2000: La tv americana, insoddisfatta del risultato, non lo trasmette. Lo studio francese Canal Plus ne acquista i diritti, aumenta il budget e rilancia il progetto, con richiesta a Lynch di farne un film. 2001: MD viene presentato a Cannes dove vince il premio per la miglior regia. 15/02/2002: viene distribuito in Italia, e a mio avviso è il più bel film degli anni 2000, e un immenso capolavoro. La trama: Betty (Naomi Watts), aspirante attrice, arriva dall’Ontario a Los Angeles per un provino. Ospite in casa della zia, fuori per lavoro, incontra Rita (Laura Harring), femme fatale sopravvissuta a un incidente automobilistico che le ha fatto perdere la memoria. Quali misteri nasconde? Un film noir che rivisita il mito di Hollywood, mettendone in (cattiva) luce i feroci meccanismi, ma è anche la pellicola che ha aperto le porte dello star system  a Naomi Watts, che qui ci regala una performance stra-or-di-na-ria.

Opera fondamentale del cinema contemporaneo, talmente enigmatica, da aver generato innumerevoli saggi e interpretazioni, e aver garantito al suo regista la fama di artista visionario. Lynch, amplia i gradi di libertà e movimento del cinema, moltiplicandone le dimensioni (vedi incipit); non a caso, la curva narrativa, torna a giacere su un piano retto solo attraverso una chiave dalla barretta tridimensionale, che apre un (iper)cubo in cui s’infila l’inquadratura. La grandezza del film sta proprio nel rendere lo spettatore parte attiva del flusso di immagini, che si trova soggiogato da una vertigine metalinguistica. Una spirale onirica e perversa, che trova il suo climax nella sequenza ambientata al Club del Silenzio, dove allo svelarsi della finzione appare un cubo blu, che una volta aperto ci riporta alla razionalità, alla fuga dell’immaginazione, e delle figure da essa create. L’incubo diventa realtà, e abbandona il sogno per inseguire la verità, e allo spettatore non resta che perdersi in un altro mondo. Inizia lo spettacolo, comincia il sogno, va in scena il Cinema: “Silencio!”

P.S.: Qualche aiuto per decifrare l’opera? Il cowboy simboleggia la coscienza, il sipario rosso l’inconscio, lo specchio l’ideale compresenza tra realtà e immaginazione, infatti, è proprio attraverso uno specchio in cui è riflesso un poster di “Gilda”, che una delle protagoniste, sceglie il nome Rita…MD è anche un’opera molto cinefila, e non mancano citazioni e rimandi, innanzitutto Hitchcock, ma anche i Coen, e persino Almodovar!

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