Niente da nascondere-Capolavoro
Film del 2005, diretto dal regista austriaco Michael
Haneke. La trama ha per protagonisti il conduttore televisivo Georges Laurent (Daniel
Auteuil) e la moglie Anne (Juliette Binoche), che ricevono minacciose
videocassette anonime, in cui viene ripresa la lo loro abitazione. Chi ne è
l’autore? Un’opera che inesorabilmente divide: per i detrattori un pessimo
thriller, per i cinefili un imprescindibile capolavoro. Qualche intellettuale
attribuisce al film addirittura una valenza politica, leggendolo come metafora
delle tensioni culturali tra Occidente e Medio Oriente, interessante e
credibile interpretazione, vista l’etnia dei personaggi e il conseguente
terrorismo, psicologico. Non a caso paura, rabbia, frustrazione, sono mali
sempre più comuni, in una società con sempre più paure, ma meno valori e
certezze.
Il titolo originale “Caché” (nascosto), meglio aiuta a decifrare il senso della pellicola, perché è lo sguardo celato dei personaggi, ma anche del pubblico, il vero protagonista. L’immagine diventa un filtro, che un occhio sempre più ambiguo, sfida alla ricerca del dettaglio, della rivelazione, del significato. Dove finisce e inizia il confine tra il punto di vista dello spettatore e quello della telecamera? Chi guarda domina su chi viene guardato? In un mondo in cui l’apparire è la chiave di volta della socialità l’immagine è sempre più manipolata, e la verità è figlia della finzione. Solo un istante rubato, da uno sguardo (appunto) nascosto, può restituirci la realtà.
Il titolo originale “Caché” (nascosto), meglio aiuta a decifrare il senso della pellicola, perché è lo sguardo celato dei personaggi, ma anche del pubblico, il vero protagonista. L’immagine diventa un filtro, che un occhio sempre più ambiguo, sfida alla ricerca del dettaglio, della rivelazione, del significato. Dove finisce e inizia il confine tra il punto di vista dello spettatore e quello della telecamera? Chi guarda domina su chi viene guardato? In un mondo in cui l’apparire è la chiave di volta della socialità l’immagine è sempre più manipolata, e la verità è figlia della finzione. Solo un istante rubato, da uno sguardo (appunto) nascosto, può restituirci la realtà.
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