Toro scatenato - Capolavoro

Ispirato alla storia vera del campione di boxe, Jake La Motta, detto appunto “Toro scatenato”, è ambientato a New York tra il 1941 e il 1964, tra i flashback e i flashforward di una parabola esistenziale, violenta e autodistruttiva. Girato in bianco e nero da Scorsese, dopo il fiasco di “New York, New York” e su insistenza di De Niro; il regista lo diresse con volontà di riscatto, dimostrando tutte le sue abilità: tecniche e artistiche. Sin dall’incipit in slow motion, è un piacere per gli occhi: un ring fumoso, illuminato dai lampi di vecchi flash, su cui un figura, tagliata a metà dalle corde, saltella in un crescendo musicale, la Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Da subito, quindi, Scorsese dichiara di voler sfruttare le potenzialità espressive della piattaforma di lotta, gli incontri sono pochi, ma ben dosati nell’economia dell’opera, e dal forte impatto visivo. Il regista, rappresenta lo stato emotivo del protagonista attraverso il ring, che si fa ampio e luminoso, quando Jake vince, nebbioso e ripreso dall’alto, quasi fosse una trappola, quando perde. I combattimenti sono coreografati da una rigida grammatica visiva, che usa più tecniche: una sinuosa camera a mano, possenti carrellate e false prospettive. Gli incontri, sono inoltre impreziositi dai dettagli dello straordinario montaggio di Thelma Schoonmaker, dal forte simbolismo, specie nell’ultimo round, bagnato nel sangue: lo spruzzo sul pubblico, la goccia sulla corda, la spugna intrisa che inonda il corpo, la faccia ridotta ad una maschera grottesca. Celebre e memorabile, la performance di DeNiro, che con maniacale mimetismo, prima si costruì il fisico di un lottatore e poi ingrassò 30 chili per interpretare La Motta a 50 anni; ovviamente ne risentì la salute, e Scorsese fu costretto a ridurre drasticamente i tempi di lavorazione delle ultime sequenze, per permetterne il recupero. Praticamente al debutto Joe Pesci, nel delicato ruolo del fratello Joey, e la sensuale Cathy Moriarty, nei panni della moglie Vickie, entrambi vittime della gelosia ossessiva e paranoica del protagonista. Il film è pervaso da un forte realismo, e da una violenza, spesso disturbante, che da verbale diviene fisica e psicologica. Per essere un vero campione, però, non basta lo sport, la vita è il vero ring, capace di knock-out che durano più di 10 secondi, e la resa dei conti sta nell’affrontare l’avversario più temuto: se stesso.

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  1. RECENSIONE CHE RIASSUME IN PIENO IL CAPOLAVORO DI SCORSESE! STREPITOSO ROBERT DE NIRO...

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