Neruda - Recensione
Siamo in Cile
nel 1948, il poeta comunista Neruda (l’ottimo Luis Gnecco) è senatore al
governo. Pablo contesta pubblicamente il Presidente González Videla, e per
opporsi a quello che considera un regime, fugge con la moglie. Lo scrittore vuole
superare le Ande, raggiungere l’Argentina, e da lì volare fino a Parigi dall’amico
Picasso. A dargli la caccia viene mandato l’ispettore Oscar Peluchonneau (un
bravissimo Gael García Bernal) voce narrante con una gran voglia d’essere,
anche lui, protagonista della mitologia di un paese. Un biopic? No, molto di
più. Non è una pellicola su Neruda, ma sull’influenza delle sue opere
nell’immaginario collettivo. La regia deforma dunque la realtà, adattandola
alla sua visione artistica, come nel magnifico incipit con concettuale dibattito
politico “di gabinetto”. Un film fantastico dalla raffinata costruzione
metalinguistica, che procede per “sovversione narrativa”, sfatando i luoghi
comuni di genere e legando Storia e finzione con strabiliante spirito
iconoclasta.
Un’ispirata riflessione sul rapporto tra arte e vita,
cronaca e mito. Pablo Larraín si conferma così autore eclettico, sfuggendo a
ogni definizione. Il giovane regista (classe 1976) dimostra di essere uno degli
sguardi più potenti nel panorama cinematografico mondiale. Come le poesie del
protagonista, la visione di Larraín vola libera e vitale, sfidando le stesse
regole filmiche con frequenti tagli di montaggio che spezzano la continuità
spazio-temporale. Un’opera trasformista, che dissemina indizi (e libri) spirituali,
e permane sospesa in un magico e sublime universo onirico. Il lirismo delle
immagini valorizza tutta la potenzialità della Settima Arte e coglie appieno l’essenza
stessa del cinema. Il film rappresenterà il Cile nella corsa all’Oscar come Miglior
Film Straniero, sin d’ora, la categoria ha un legittimo favorito. VOTO 8+ TRAILER
Scheda tecnica
titolo originale Neruda
genere drammatico, biografico
anno 2016
nazionalità Argentina, Cile, Spagna, Francia
cast Gael García Bernal, Alfredo Castro, Luis Gnecco
regia Pablo Larraín
durata 107'
sceneggiatura Guillermo Calderón
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