Noah - Recensione




Noè (Russel Crowe), discendente di Adamo, e nipote di Matusalemme (Anthony Hopkins), è sposato con Naamah (Jennifer Connelly) e padre di tre figli. In sogno, il Creatore, gli annuncia l’arrivo di un diluvio che sterminerà l'umanità; unica via di fuga la costruzione di un’arca in cui ospitare animali e famiglia. Buone le interpretazioni di tutto il cast, ma alcune scelte narrative rimangono bizzarre, come i Vigilanti, giganti di pietra che sembrano più usciti da un fantasy scritto da Tolkien, che dalla Bibbia, o la mancanza delle mogli dei tre figli, presenti invece nella Genesi.
Più banale e spettacolare la prima parte, più morale e psicologica la seconda, con qualche lungaggine che deborda nella noia. “Noah” è un film disomogeneo, che fatica a trovare un equilibrio, in perenne sospensione tra i botti da blockbuster e le suggestioni del cinema d’autore. Una versione fantasy della storia biblica, con troppo CGI, sospesa tra action movie, radicali messaggi ambientalisti e religiosi, e un Noé tormentato, la cui fede, nella parte finale, si trasforma in fanatismo. Al regista Darren Aronofsky (Il cigno nero) va riconosciuto il coraggio di saper osare, e abilità da funambolo, visto che qui il rischio tonfo è spesso tangibile. Certo, da un talentuoso film-maker come lui, ci si aspettava, tecnicamente e artisticamente, di più. VOTO 6+


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